All'Ospedale Buzzi di Milano si nega il diritto alla conservazione del cordone ombelicale
05 Agosto 2007
 

In Italia le staminali del cordone ombelicale si possono conservare in banche pubbliche per uso allogenico (cioè a disposizione di chiunque e senza specificare per chi), mentre per quello autologo (cioè per se stessi) è consentito solo per «famiglie ad alto rischio di avere ulteriori figli affetti da malattie geneticamente determinate» oppure, senza questi vincoli, inviandole in banche estere previa autorizzazione del Centro Nazionale Trapianti.

Ma neanche questo minimo diritto è assicurato, perché la maggior parte degli ospedali italiani non è attrezzata per il prelievo del cordone ombelicale. Attualmente se ne raccoglie meno del 10%, mentre il restante 90% viene buttato tra i rifiuti biologici della sala parto.

E come se ciò non bastasse, ecco che anche ospedali importanti mettono i bastoni fra le ruote. È il caso dell'ospedale dei bambini “Vittore Buzzi” di Milano, dove ogni anno nascono 4.000 bambini. Grazie ad alcune segnalazioni e dopo avere provato io stessa a chiamare il centralino, sono venuta a conoscenza che alla richiesta di avviare le procedure per conservare il cordone ombelicale nelle banche estere, il centralino risponde che il primario, in accordo con la direzione sanitaria, non consente il prelievo del sangue cordonale a fini autologhi ma solo allogenici. Cioè al “Buzzi” di Milano non si applica la legge.

Ho rivolto, quindi, al ministro della Salute un'interrogazione per sapere quali provvedimenti intenda prendere per far sì che venga rispettato il diritto alla conservazione autologa nelle banche estere previsto nell'ordinanza dello stesso ministero e per fronteggiarne questa evidente violazione.

Il ministro Livia Turco, in recenti dichiarazioni, aveva sottolineato l'ipocrisia della legge italiana che vieta le banche private nel nostro territorio ma permette l'esportazione del cordone in quelle all'estero. Al Buzzi di Milano hanno deciso di risolvere l'ipocrisia contro la legge e sulla pelle delle donne!

 

Donatella Poretti

 

 

Qui il testo dell'interrogazione


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