Diario di bordo
B. Della Vedova. I difensori della “famiglia naturale”
Jan Van Eyck,
Jan Van Eyck, 'Ritratto di Giovanni Arnolfini e sua moglie' (London National Gallery) 
13 Maggio 2007
 

Avrei simpatizzato e probabilmente partecipato al “Family day” se i portavoce designati non avessero messo in chiaro che chi partecipava era contro i Dico (che neppure a me piacciono, ma per tutt’altre ragioni). Oggi i difensori della “famiglia naturale” parlano dell’istituto familiare come di una struttura rigida e inalterabile, pena la sua dissoluzione: in realtà solo da 30 anni in Italia la riforma del diritto di famiglia ha affrancato questo istituto dai suoi presupposti maschilistici, istituendo un’effettiva parità tra uomo e donna che tutti ora riconoscono – giustamente – come un “valore”, non negoziabile anche nei confronti di altre culture presenti nel paese. E da meno anni l’omosessualità è uscita dal ghetto della “depravazione” nascosta e colpevole per divenire una condizione accettata e rispettata.

In Italia, almeno in questa fase, non si chiede tanto una politica di sostegno della famiglia, ma un sostegno politico ad una certa idea della famiglia e ad una certa idea (poco liberale) della legge come strumento di pedagogia di massa. Negli ordinamenti europei sono in genere tanto più forti le misure di sostegno alla famiglia (“quoziente familiare”, incentivi alla natalità e all’occupabilità delle donne con figli) quanto più sono estese le garanzie riservate alle coppie conviventi more coniugali al di fuori del vincolo matrimoniale (incluso il riconoscimento giuridico delle coppie gay). Non mi stancherò di ripeterlo: mettere in contrapposizione antagonista il sostegno alla maternità e alla famiglia con il riconoscimento giuridico di altri istituti è un grave errore e porta a contrapposizioni politiche su questioni che nella società sono di fatto già risolte all'insegna della tolleranza e della pluralità. Non si tratta di pensiero debole, ma di pensiero forte: la forza dell'occidente cristiano, libero e liberale sta nel saper governare la società che cambia senza pregiudicare i fondamenti della democrazia liberale, non nel cercare di rincorrere una società ideale... che magari non c'è mai neppure stata.

 

Benedetto Della Vedova

("Argomenti" per 'l Gazetin, maggio 2007)


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