RSA. Il Governo avalla l'illegalità dei comuni e non indica i tempi per la sistemazione normativa 
L'azione giudiziaria procede
19 Aprile 2007
 

Il sottosegretario alla Salute, Antonio Gaglione, ha risposto oggi in commissione Affari sociali ad una mia interrogazione dello scorso 28 marzo, in cui chiedevo quali provvedimenti di indirizzo e controllo intendeva il Governo adottare per garantire l'applicazione della normativa in materia di pagamenti per i ricoveri nelle Rsa (Residenze sanitarie assistite) e per fare cessare le prassi illegittime. Secondo la vigente normativa, le rette di permanenza nelle Rsa per soggetti con handicap permanente grave o ultra-sessantacinquenni non autosufficienti, è ripartita al 50% tra Servizio Sanitario Nazionale e Comuni, con l'eventuale compartecipazione dell'utente secondo i regolamenti regionali o comunali. Numerose famiglie che devono far soggiornare un proprio congiunto in una Rsa, sono invece costrette a pagare interamente la quota comunale o a vedersi negato il rimborso di quanto indebitamente pagato.

Cosa succede? I Comuni, le Asl e le Rsa:

- calcolano l'ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) dell'assistito con riferimento alle informazioni sul nucleo familiare di appartenenza, ignorando l'art. 3, comma 2 ter del d.lgs. 109/1998 secondo il quale per queste persone si deve considerare la «situazione economica del solo assistito»;

- disapplicano le norme giustificandosi con la mancata adozione del d.p.c.m. (decreto presidente consiglio dei ministri) a cui l'art. 3 del medesimo d.lgs fa riferimento.

Il sottosegretario Gaglione ha riconosciuto la corretta citazione dell'art. 3, ammettendo quindi che il problema esiste ed è posto nei termini dovuti. Ha quindi fatto sapere che la normativa sarà approntata entro breve termine con un disegno di legge (probabilmente legge delega attualmente già in fase di predisposizione da parte del ministero della Solidarietà sociale) che conterrà anche la individuazione e definizione dei livelli essenziali per la non-autosufficienza. Per la mancata adozione del d.p.c.m. Gaglione ha ricordato che i Comuni avevano fatto opposizione durante l'esame dello stesso nella Conferenza Unificata, perché lo ritenevano eccessivamente oneroso per se stessi. Il Governo -ha concluso il sottosegretario- ha intenzione di affrontare la questione con un provvedimento organico.

Mi sono dichiarata parzialmente soddisfatta per il riconoscimento dell'esistenza del problema, ma insoddisfatta perché:

-         il Governo avvalla il fatto che i Comuni non applicano una legge che ritengono troppo onerosa per sé, e non fa nulla perché la legge sia rispettata;

-         il preannuncio del disegno di legge non chiarisce le modalità dello stesso e fa quindi sfumare la nota positiva del “breve termine”. Senza data e senza specificare il tipo di intervento (atto amministrativo o disegno di legge) non ne è neanche prevedibile la tempistica.

Per cui, l'unica nota positiva, il riconoscimento del corretto richiamo all'art. 3: lo userò per far valere le citazioni in giudizio che ho avviato con l'Aduc (Associazione per i diritti degli Utenti e Consumatori) e suggerirò altrettanto ai cittadini che, col medesimo problema, hanno fatto e fanno ricorso alla giustizia.

 

Donatella Poretti


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