Bioetica. D'Agostino eserciti la sua coraggiosa obiezione di coscienza e si dimetta da presidente onorario del CNB
28 Marzo 2007
 

È stato convocato per domani il gruppo di lavoro del nuovo Comitato nazionale di bioetica (Cnb), sui “grandi prematuri” (neonati fra le 22 e le 25 settimane), diretto dal presidente onorario del Cnb, Francesco D'Agostino (foto), nonché presidente dell'Associazione dei giuristi cattolici e membro della Pontificia accademia per la vita (Pav).

Come può D'Agostino svolgere la sua funzione istituzionale al Cnb su un tema come la sospensione dei trattamenti vitali per i grandi prematuri? Anche se numerose società scientifiche esprimono la loro contrarietà alla somministrazione di trattamenti vitali in quanto inutili e causa di inaudita sofferenza nei prematuri, difficile pensare che D'Agostino non cercherà di promuovere un documento a difesa della “vita” sempre e comunque. È il suo dovere di cattolico, prima ancora di membro del Cnb italiano.

Forse, per onestà, D'Agostino dovrebbe esercitare subito la sua “coraggiosa obiezione”, dimettendosi dal suo incarico. Questo perché non è accettabile che si possa dubitare della obiettività di decisioni prese in quella sede istituzionale.

 

Come è noto, D'Agostino è uno dei più autorevoli portavoce delle istanze dello Stato del Vaticano. Lo scorso 24 marzo, in un editoriale sul quotidiano Avvenire, organo della Conferenza episcopale italiana (Cei), D'Agostino ha difeso il documento della Pav in cui si invitano i giudici al «doveroso esercizio» di una «coraggiosa obiezione» nell'applicazione di quelle «norme giuridiche vigenti, sia quelle codificate sia quelle definite dai tribunali e dalle sentenze dei tribunali che contrastano con i dettami della fede cattolica». Un documento che costituisce una palese violazione al Concordato fra Vaticano e Italia, fondato sul reciproco rispetto dell'ordine (e delle leggi), comportando di fatto il suo superamento. In quella sua difesa, D'Agostino modifica ed elabora addirittura la posizione del Vaticano offrendo una possibilità in più ai giudici “coscienziosi” che non vogliono perdere la poltrona o incorrere in sanzioni penali: non più astenersi o dimettersi, ma disapplicare la legge sollevando la questione di legittimità costituzionale. Insomma, il nostro suggerisce che la legge 194 sull'aborto sarebbe incostituzionale, perché viola la “vita”. Se poi la Corte Costituzionale darà loro torto, poco importerà, in quanto le cittadine che nel frattempo sono ricorse alla giustizia saranno già state vittime di un'ingiustizia irreparabile.

 

Infine, non posso che ribadire quanto inutile sia il Cnb. Le decisioni su questi temi -detti sensibili- sono e saranno sempre politiche, visto che è poi la politica che deve risponderne in una democrazia. La nomina stessa dei suoi membri è estremamente politicizzata. Davvero non si capisce perché un bioeticista, anche quando ingaggiato dallo Stato, debba poter pontificare con più autorevolezza di me o di qualsiasi altra donna sull'aborto o sulla procreazione assistita, come sulla ricerca o sul fine vita.

 

Donatella Poretti


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