Vaticano/giudici. Pav e Avvenire consapevoli di averla fatta grossa 
Interpellanza urgente parlamentare ed esposto in 40 Procure della Repubblica
24 Marzo 2007
 

L'editoriale apparso ieri sull'Avvenire, a firma di Francesco D'Agostino, torna ad affrontare il documento della Pontifica accademia per la vita sull'“obiezione di coscienza” per i magistrati. Il presidente dei giuristi cattolici difende il documento della Pav in quanto non farebbe altro che confermare la possibilità per i magistrati di obiettare. Insomma, per D'Agostino, la Pav non ha fatto altro che esprime un'opinione.

Quello che D'Agostino omette -come farebbe qualsiasi buon legale nel difendere il proprio assistito- è ciò che è realmente contenuto in quel documento: un'esortazione ai giudici cattolici al «doveroso esercizio» di una «coraggiosa obiezione» nell'applicazione di quelle «norme giuridiche vigenti, sia quelle codificate sia quelle definite dai tribunali e dalle sentenze dei tribunali» che contrastano con i dettami della fede cattolica. Altro che opinione! Questo è un vero e proprio appello alla disobbedienza civile, che nel caso dei giudici italiani costituirebbe reato (rifiuto d'atti d'ufficio, art. 328 codice penale). Quindi, un'istigazione a delinquere, resa ancor più grave dal fatto che se i giudici, invece della legge dello Stato, seguissero la propria coscienza (di cattolici, ma perché no anche di musulmani o di atei, di testimoni di Geova o di buddisti, di anarchici o di comunisti, e così via all'infinito) non vi sarebbe più certezza del diritto, e quindi neanche più giustizia e ordine. Per questo, insieme a Vincenzo Donvito (presidente dell'Aduc, associazione per i diritti degli utenti e consumatori) ho inoltrato un esposto sulla vicenda a 40 Procure della Repubblica, ed invito tutti i cittadini a fare altrettanto scaricandosi il testo dell'esposto dal sito dell'Aduc.

Ho anche presentato alla Camera dei Deputati sottoscritta dagli altri colleghi radicali Marco Beltrandi, Daniele Capezzone, Sergio D'Elia, Bruno Mellano, Maurizio Turco e al capogruppo della Rosa nel Pugno Roberto Villetti, un'interpellanza urgente al presidente del Consiglio e al ministro degli Esteri: «Se, a fronte di quella che si palesa come una chiara ed evidente violazione del Concordato, il Governo italiano non ritenga di poter ravvisare in essa gli estremi per un sostanziale superamento del Concordato stesso in riaffermazione di una piena indipendenza e sovranità della Repubblica italiana».

Il Concordato al suo primo articolo recita: «La Repubblica italiana e la Santa Sede riaffermano che lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani, impegnandosi al pieno rispetto di tale principio nei loro rapporti». Ed esortare i giudici di un altro Paese a disapplicare le leggi a cui sono soggetti è tutt'altro che rispettoso dell'ordine, dell'indipendenza e della sovranità altrui!

Il fatto che né l'Avvenire, né la Pav abbiano ancora affrontato direttamente ciò che da giorni abbiamo evidenziato, ma che anzi continuino a rispondere in maniera indiretta e omissiva, conferma che loro stessi, questa volta, sanno di averla fatta grossa.

 

Donatella Poretti


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