Per il Vaticano i giudici non devono applicare la legge 
Esposto in procura per istigazione a delinquere e interrogazione parlamentare per violazione del Concordato
17 Marzo 2007
 

Insieme a Vincenzo Donvito, presidente dell'Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e consumatori), ho inviato oggi alla Procura della Repubblica di Firenze un esposto concernente l'appello delle gerarchie ecclesiastiche contenuto nella dichiarazione conclusiva dell'assemblea generale della Pontificia accademia per la vita (PAV), reso pubblico dal relativo presidente Elio Sgreccia (foto). In quella dichiarazione, si invitano fra gli altri i giudici a non applicare quelle leggi che lo Stato del Vaticano ritiene «attentati alla vita». Così facendo, si ravviserebbe l'istigazione a delinquere, in quanto commette reato quel giudice che non applica la legge.

Quel che è più grave, a mio avviso, è la patente violazione dell'articolo 7 della Costituzione italiana, e conseguentemente del Concordato fra lo Stato italiano e quello vaticano: «Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani». Il rispetto della sovranità, e quindi anche delle leggi di ciascuno, è alla base dei rapporti. Invitando i giudici anche italiani a disobbedire alle leggi a cui sono soggetti, costituisce un attacco di rara violenza alla sovranità della Repubblica italiana, potenzialmente tendente a sovvertirne l'ordine. Per questo, presenterò nei prossimi giorni anche una interpellanza urgente al Presidente del Consiglio e al ministro degli Esteri, affinché richiamino lo Stato della Città del Vaticano al rispetto del Concordato.

 

Donatella Poretti

 

Qui il testo dell'esposto preparato dall'avv. Claudia Moretti


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