Oblò cubano
Gordiano Lupi. La Cuba lontana di Abilio Estévez
Abilio Estévez
Abilio Estévez 
11 Marzo 2007
 

Per la presentazione dell'ultima opera di Abilio Estévez tradotta in italiano (I palazzi lontani, Adelphi, 2006), rimandiamo alla scheda di Gordiano Lupi pubblicata all'uscita del libro in Nuove copertine (“I palazzi lontani di Estévez”, correlazione in calce). Lo stesso Lupi ritorna al libro con un'intervista all'autore, «per sentire dalle sue parole l’interpretazione autentica del romanzo», già uscita tempo fa su Stilos e qui riproposta dall'Oblò cubano della nostra Nave per il suo vivo e attuale interesse.

 

 

Secondo me L’Avana è la protagonista principale dei tuoi romanzi. Tutto il resto è secondario. È vero? Hai nostalgia della tua terra?

«Sì, è probabile che L’Avana sia la protagonista dei miei romanzi. Non sono tanto sicuro che tutto il resto sia secondario, però concordo con te che la città è la cornice imprescindibile dentro la quale tutti i personaggi hanno un senso. Per così dire, L’Avana conferisce loro un destino, usando una frase un po’ altisonante. E in quanto alla domanda se sento nostalgia della mia terra, ti dirò che sì, sento nostalgia per una terra che è nella mia testa, nei miei ricordi, una nostalgia che già sentivo quando vivevo all’Avana e una nostalgia che sentirei ancora vivendo là».

Il personaggio del padre di Vittorio, rivoluzionario convinto, serve per criticare il regime cubano? Puoi dirmi la tua opinione sulla attuale situazione politica cubana?

«Non mi piace fare interpretazioni esatte della finzione con la realtà. Credo che la finzione abbia la libertà e la qualità sufficiente per essere tanto importante, almeno quanto la realtà. Però lo so che è inevitabile che in un romanzo cubano contemporaneo si facciano certe associazioni. E certo che sì, papà Robespierre, il padre di Victorio, rappresenta quanto può diventare reazionario chi una volta si era proposto di essere rivoluzionario. Non sono un politico, così che fare un’analisi della attuale situazione politica di Cuba mi risulta molto difficile. Dico sempre che nella vita ci sono quelli che fanno la politica e che non la soffrono e quelli che la soffrono ma non la fanno. Io sono tra quelli che l’hanno sofferta. Ho vissuto immerso in quel caos senza capire molto bene. So, senza dubbio, che è una situazione molto difficile, per usare una parola leggera. È una situazione asfissiante e delicata. Servirà molta intelligenza e molta pazienza perché il paese possa tornare a essere un posto vivibile».

Nella personalità di Victorio c’è qualcosa del suo autore?

«Sì, c’è qualcosa del suo autore in Victorio. Però, evidentemente io non sono Victorio. I personaggi dei romanzi, tutti, hanno qualcosa del loro autore. Però ti posso assicurare che I palazzi lontani non è un libro autobiografico».

I personaggi del romanzo si ispirano alla realtà cubana?

«Chiaro, la realtà cubana era lì, forte e onnipresente. Era inevitabile che si facesse presente nel romanzo. La realtà cubana è stata per me molto importante e aggressiva, al punto che non potevo certo metterla da parte e scrivere una storia d’amore ambientata sulle rive dell’Arno».

Lo stile de I palazzi lontani è molto letterario e le parole poetiche hanno molta musicalità. Quanto tempo hai impiegato per scrivere questa opera? Hai incontrato difficoltà per realizzarla?

«Questo romanzo è stato scritto in quattro anni, dal 1999 al 2002. Sono uno scrittore molto lento, mi piace lavorare la frase il più possibile e soprattutto fare in modo che il lettore non abbia consapevolezza di questo lavoro. L’ideale sarebbe che sembrasse un romanzo scritto senza alcuno sforzo. Non so se ci sono riuscito. In ogni caso, le difficoltà sono quelle che si incontrano sempre quando uno pretende di modellare una materia grezza per darle una forma romanzesca».

Da quanto tempo vivi a Madrid? Non hai mai avuto problemi con il resto della emigrazione cubana?

«Non vivo a Madrid, ma a Barcellona. Dal 2001. E vivo abbastanza appartato, quasi come un monaco. Cerco di leggere e scrivere più che posso, già questo è più che sufficiente per far passare la vita. Può darsi che parte della emigrazione cubana abbia cercato di aver problemi con me, ma io non ho voluto entrare in questo gioco. Ho troppe cose da fare e poco tempo da perdere in certe piccolezze che alla lunga diventano fastidiose».

I tuoi libri sono pubblicati a Cuba?

«Alcuni, ma solo i primi. Tuo è il regno è stato pubblicato a Cuba. I palazzi distanti certamente no, né l’ultimo che è uscito in Spagna, Inventario segreto dell’Avana».

Quali sono i tuoi modelli letterari?

«Mamma mia che domanda difficile! Di solito quando uno risponde non dice quello che ha influenzato la sua opera, ma quello che vorrebbe che l’avesse influenzata. Però ti posso rispondere che ci sono scrittori che leggo e rileggo. Come Virgilio Piñeira, un grande scrittore cubano che ho avuto la fortuna di avere per amico. E leggo e rileggo Paradiso di Lezama Lima, El siglo de las luces di Alejo Carpentier, e adoro uno scrittore polacco chiamato Bruno Schulz, tra gli italiani amo Giuseppe Tomasi di Lampedusa e una scrittrice meravigliosa come Natalia Ginzburg, e, chiaro, lo scrittore tra gli scrittori Marcel Proust, e il messicano Juan Rulfo… credo che l’elenco sarebbe interminabile».

In Italia non sappiamo molto su di te. Puoi dirmi qualcosa sulla tua attività di romanziere, poeta, autore di teatro e della tua vita a Cuba e in Spagna?

«Ho iniziato scrivendo Juego con Gloria, un libro di racconti (inedito in Italia – nda). Dopo ho fatto teatro, opere che sono state rappresentate per la prima volta all’Avana, con buon successo di critica e di pubblico. In ogni caso la mia massima aspirazione è sempre stata quella di scrivere un romanzo. Ho avuto la fortuna di passare alcuni mesi come lettore dell’Università di Sassari, in Sardegna, in modo tale che conosco qualcosa dell’Italia, un paese nel quale vorrei tornare a vivere qualche altra volta».

In Italia sono stati tradotti soltanto Tuo è il regno (Adelphi, 1999) e I palazzi lontani (Adelphi, 2006). Ci sono altre opere che saranno pubblicate in Italia? E in Spagna hai un romanzo in uscita?

«Adesso sto scrivendo un romanzo, però non ti posso dire altro, perché, da buon cubano, sono un po’ superstizioso».

 

Gordiano Lupi


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