Arte e dintorni
Anna Lanzetta: Gianni Rodari al Museo Marini di Firenze
Gianni Rodari
Gianni Rodari 
04 Marzo 2007
 

Ciao Claudio, non perdo occasione per visitare le mostre (poiché l'Arte è la mia grande passione), e specialmente quelle che riguardano l'infanzia. La mostra su Rodari, allestita al Museo Marini mi ha suggerito questo scritto, che ti invio, convinta che possa interessare la Redazione di TELLUSfolio, giornale elettronico al quale collaboro davvero volentieri, e che risulti utile ai potenziali lettori.

“Rodari, un libro aperto sulla vita”, perché tale è per me la sua produzione, che come tutte le fiabe, si rivolge ai piccoli ma educa i grandi.

(Anna Lanzetta)

 

 

FIRENZE, MUSEO MARINO MARINI: GIANNI RODARI NEL MONDO

 

 

Rodari, un libro aperto sulla vita

 

Chiedo scusa alla favola antica,
se non mi piace l'avara formica.
Io sto dalla parte della cicala
Che il più bel canto non vende, regala

 

Alla formica, favola di Gianni Rodari

 

 

Non una semplice esposizione di copertine, pronte a colpire il visitatore per la bravura degli illustratori, la mostra “Gianni Rodari nel mondo”, allestita nella Cripta di San Pancrazio del Museo Marino Marini, va oltre le aspettative. I pannelli divertono i piccoli con l'illustrazione dei protagonisti dei classici dello scrittore più amato e più tradotto: fiabe, filastrocche e racconti. Un successo che si comprende, guardando quella miriade di personaggi che, nati dalla fantasia dello scrittore e usciti dalla sua penna, sono la vita stessa; personaggi illustrati con un gioco interattivo di linee, forme e colori che ci richiamano l'espressione di Mirò, di Chagall e di Kandinsky. Non solo pannelli, ma strumenti educativi che ruotano in una sincronia perfetta dell'immagine con la parola. Espressioni, estrapolate dai testi, apparentemente casuali, colgono il visitatore di sorpresa e lo invitano a riflettere: La parola è una potente signora, diceva Gorgia, maestro di retorica, che pur dotata di un corpo piccolissimo e invisibile compie le opere più divine: può far cessare il timore, togliere il dolore, produrre la gioia e accrescere la compassione, divertire ed educare, aggiungeremmo noi.

Chi pensava ad una semplice rimembranza di letture di un tempo, si trova di fronte un maestro della parola, un educatore arguto e sagace che con la scusa di narrarci come, quando e perché sono nate le sue storie, ci conduce sullo scenario della vita, e muovendo i suoi personaggi come su un proscenio, ci parla bonariamente dei problemi che ci toccano da vicino: storie della gente,delle sue sofferenze, di come si diventa uomini: Leggere una fiaba è come immergersi in «una profonda e calma pozza che in un primo tempo sembra riflettere soltanto la nostra immagine; ma dietro di essa scopriamo ben presto le tempeste interiori della nostra anima: la sua profondità, e i modi per trovare la nostra pace interiore e col mondo, quale premio delle nostre lotte» (Betthleim, Il mondo incantato).

Non a caso il racconto nasce con l'uomo e ne segue, prima oralmente, l'evoluzione storico-sociale e personale, attingendo dalla vita e dal mondo animale e vegetale i simboli espressivi. I libri sono lo specchio della vita e ne rivelano la verità: «Il mondo sarebbe bellissimo, se ci fossero solo i bambini a sbagliare. E per una volta permettete che un libro per ragazzi sia dedicato ai padri di famiglia, anche alle madri, s'intende, e anche ai maestri di scuola: a quelli insomma che hanno la terribile responsabilità di correggere-senza sbagliare i più piccoli e innocui errori del nostro pianeta» (Rodari, Da “Tra noi padri”, introduzione a Il libro degli errori).

L'espressione, apparentemente semplice, è un forte richiamo per gli adulti a non ergersi inquisitori dell'infanzia. Filastrocche, fiabe e racconti divertono i piccoli, aprono il loro pensiero alla vita e insegnano a tutti a riflettere e a guardare oltre le apparenze: Tahar Ben Jelloun, (scrittore del Marocco) ha riscritto La bella addormentata nel bosco di Perrault come una storia delle “Mille e una notte” per parlare ai ragazzi di razzismo, delle ingiustizie, delle false apparenze. La fiaba non è statica ma si conforma ai tempi. Ogni autore adatta la fiaba alla propria epoca e ne usa il linguaggio: Andersen (sec. XVIII) rispecchia i moduli sentimentali della prosa ottocentesca; Charles Perrault (sec. XVII) adattò le antiche fiabe ai gusti della «buona società» del tempo, togliendo i riferimenti più popolari.

«Le fiabe possiedono un'unica particolarità: i componenti di una fiaba possono essere trasferiti senza alcun mutamento in un'altra» (Von J. Propp, linguista 1895-1970), e «anche a fiaba finita c'è sempre la possibilità di un dopo. La semplice introduzione di un elemento nuovo rimette in moto l'intero meccanismo, come ben sanno tutti quelli che hanno scritto o immaginato continuazioni di Pinocchio». «E dietro ogni storia ne sono suggerite altre che il lettore, nipotino o nonno che sia, potrà inventare da solo, rianimando vecchie figure o dando vita agli oggetti di ogni giorno (come nel caso del grattacielo che andò per mare)» (Rodari, dalla Introduzione alla prima edizione di Venti storie più una).

«Da solo» preciso è l'invito a lasciare che la fantasia ruoti libera sull'immaginazione e cavalchi l'estro. Ognuno è libero di volare sulle proprie ali per manifestare il proprio pensiero e la scrittura diventa rivelatrice di personalità e di insite capacità.

«La scrittura creativa è la proiezione di noi stessi; lo specchio dei nostri sentimenti; lo strumento che ci aiuta a realizzare i nostri sogni; uno spazio infinito in cui ognuno può librarsi e comunicare ciò che sente, vede e percepisce in piena libertà, seguendo il proprio istinto. Può nascere da un nostro stato d'animo, da una melodia,da un magnifico paesaggio, da una lettura accattivante, da un ricordo, da un'emozione, dal desiderio di trasformare una storia, dal bisogno di raccontare e raccontarci, dal desiderio di continuare il dialogo con la vita». Si può “creare” cambiando il finale di una storia, attualizzando una storia, cambiando il genere e lo stile di un racconto (espressioni di adolescenti). Angela Carter (scrittrice inglese 1940-92,) ha riscritto fiabe tradizionali con una vena ironica e con un gusto per la parodia.

Riscrivere una fiaba è come ridisegnare la vita; la scrittura diventa comunicazione di bisogni e superamento di un disagio non sempre palese.

Leggere una fiaba è come sfogliare un fiore:ogni petalo è una verità che ci fa riflettere o sognare.

«Io spero che il libretto possa essere ugualmente utile a chi crede nella necessità che l'immaginazione abbia il suo posto nell'educazione; a chi ha fiducia nella creatività infantile; a chi sa quale valore di liberazione possa avere la parola. “Tutti gli usi della parola a tutti” mi sembra un buon motto, dal bel suono democratico. Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo» (Rodari, da Antefatto alla Grammatica della fantasia).

Quei pannelli, che al primo colpo d'occhio, lasciano quasi indifferente il visitatore, diventano lungo il percorso strumenti di riflessione, un libro aperto, dove ruotano messaggi che con parole e immagini esprimono un dogma-divertire ed educare-perché la vita è un gioco e il gioco è la vita stessa: Perché al posto della collinetta ora ci sono case, casoni e casacce? Perché invece di una bomba, non mangiamo tutti una deliziosa torta al cioccolato, cantando all'unisono l'“Inno alla gioia"?.

I bambini di una classe elementare seguono interessati il racconto dell'operatrice e si divertono a continuare la storia soltanto iniziata. Ad un tratto la sala si popola di tanti personaggi: Cipollino, Gelsomino, la Freccia azzurra, il Principe Limone, Pirro e Porro, Gip e tanti altri, si mescolano ai bambini e insieme si divertono a creare storie; gli alberi di Natale ballano intorno carichi di doni, il barone Lamberto cerca Pinocchio, Cappuccetto rosso cerca il suo principe, i nani cercano Cenerentola, Schiaccianoci troneggia nel castello, la vecchia fata cerca i suoi capelli turchini. Uno scenario da Depero con suoni, canti e rumori. Il ritmo si fa più incalzante e al suono di tante filastrocche, i bambini corrono a prendere il foglio e i colori per disegnare e scrivere ognuno la propria storia.

Prossimi all'ultimo pannello, lo sguardo viene attratto dall'ombrellino e un'ombra fugace sembra sussurrare: Attenti! “I bambini ci guardano”.

È l'ultima lezione di Rodari? No! Forse è solo la suggestione del luogo, ma la lezione è stata interessante e stimolante.

Le voci dei bambini diventano più fioche, mentre si risale, e all'improvviso ci accolgono guerrieri e cavalieri, dai tratti indefiniti, che ci invitano a cavalcare tra le pagine della letteratura, per creare storie di antichi guerrieri, tra miti e realtà; di paladini, di crociati, di cavalieri inesistenti e di mulini a vento e prossimi all'uscita, vediamo Orlando che rincorre il sogno impossibile della sua vita.

 

Anna Lanzetta

annalanzetta@libero.it

 

 

Opere in relazione:
-Joan Mirò, Dialogo di insetti
-Wassily Kandinsky, Blu cielo, 1940
-Marc Chagall, Il mago, 1968
-Fortunato Depero, Balli plastici
-Marino Marini, Cavaliere e guerriero

 

 

Museo Marino Marini
Piazza S. Pancrazio, Centro storico, Firenze

data inizio: 7 febbraio 2007
data fine: 31 marzo 2007
ora inizio: 10:00
ora fine: 17:00
giorno chiusura: mar e festivi

informazioni: 055-219432

www.museomarinomarini.it 

museomarinomarini@tiscali.it

TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - R.O.C. N. 7205 I. 5510 - ISSN 1124-1276