Lo scaffale di Tellus
Marisa Cecchetti. “Le ciclopi” di Manuela Piemonte
07 Febbraio 2024
 

Manuela Piemonte

Le ciclopi

Nutrimenti, 2023, pp. 128, € 17,00

 

Sporgere denuncia contro chi ha permesso questo scivolare verso la miseria a una generazione che ha perso ogni sicurezza, è il proposito di una delle protagoniste de Le Ciclopi, una denuncia non contro una persona, ma contro il Paese e le Istituzioni, perché “è tutto il paese che ha lasciato che intere generazioni venissero trattate così”: chi ha lavorato gomito a gomito con i lavoratori vittime di sfruttamento, non si è sognato di alzare un dito per loro, magari tutto dedito a “vantarsi di fare beneficenza contro la fame nel mondo”.

I racconti di Manuela Piemonte sembrano capitoli di un unico romanzo, tessere di un mosaico triste che fotografa la precarietà del vivere, i lavori saltuari, i contratti che non si rinnovano, l’esigenza di accettare lavoro in nero per sopravvivere, la disumanizzazione dei rapporti interpersonali - perché ormai abituati a interfacciarsi solo col computer -, la tendenza a eliminare i rivali sul posto di lavoro, a farsi male a vicenda: “è che ci piace, ferirci a vicenda, stretti stretti gli aculei nei fianchi e quando vediamo il rosso uscire l’altro sanguinare siamo appagati”.

L’amicizia sul posto di lavoro è diventata un bene introvabile “Amica di chi? Stanno sempre a parlarsi alle spalle, a me per principio questo fatto di diventare amici parlando male di qualcuno non mi va giù, non ce la faccio”.

C’è chi non è presa in considerazione per lavorare a trentasei anni perché considerata troppo vecchia, c’è l’incubo del licenziamento sempre presente sul lavoro, come una spada di Damocle sul collo; un immediato senso di colpa se viene preferito un altro al posto tuo: “se io sono stato assunto e tu no, chiaro che tu hai qualcosa di strano, chiaro che tu lo meriti”. In situazioni del genere è impossibile pensare al matrimonio con l’eterno fidanzato, perché non ci sono i mezzi per mettere su famiglia, pochi i soldi disponibili che se ne vanno subito per l’affitto di modeste abitazioni, per il cibo cercato all’alba tra gli scarti dei mercati, i vestiti tra quelli usati.

Può essere solo il caso o un colpo di fortuna a far uscire dalle difficoltà, ma la fortuna è femmina - ce lo ha detto Machiavelli - è cieca e non rimane addosso a lungo, è volatile, liquida come la società in cui viviamo. Ad altre generazioni è appartenuto il privilegio di un lavoro “in cui ti impegni e sei ripagata, in cui in agosto si prendono ferie e chiudono tutti i negozi, in cui i pensionati hanno cinquant’anni e gli impiegati venti”.

Questa dunque è una denuncia contro l’omissione di soccorso “di chi ha governato per decenni, di chi vota e non ha mai protestato, di chi ha chiesto favori e se li è presi, e gli altri si arrangiano”; una denuncia contro vari Ministeri: del Lavoro, dell’Economia, delle Pari Opportunità, e della intera popolazione votante che non ha saputo fare le scelte giuste.

Quella di Manuela Piemonte è una visione dura ma oggettiva della nostra società e delle condizioni dei giovani, con la difficoltà reale di poter fare progetti di vita, con le nevrosi che incalzano. Tuttavia - perché la speranza è l’ultima a morire - ci concede un respiro di sollievo finale, una apertura: “Hai qualcosa da dirmi? – Le domandò lui.

Ho vinto un concorso – disse lei – me l’hanno appena… insomma sono la prima della graduatoria, la prima.

Un concorso per cosa?

Un lavoro vero, un’assunzione, tempo indeterminato, per laureati in materie umanistiche”.

Come ai vecchi tempi, quando in genere funzionava così.

 

Marisa Cecchetti


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