Droga/Ricerca. Diciamo addio alla riforma
22 Febbraio 2007
 

È cominciata in Svizzera la sperimentazione dell'ecstasy contro i disturbi e lo stress post-traumatico. Swissmedic, l'agenzia svizzera del farmaco, ha dato via libera alla sperimentazione.  Secondo il direttore della ricerca, le metilenedioximetamfetamine (Mdma, alias ecstasy) «...somministrate oculatamente, sotto controllo medico e a maggiori di 18 anni, sono innocue e sicure, anche a lungo termine».

Questa sperimentazione si unisce alle numerose altre in corso in vari Paesi europei e americani. Ricordo ad esempio le sperimentazioni sulle stanze del buco, sul trattamento della tossicodipendenza con eroina, sull'efficacia antidolorifica e terapeutica della cannabis, e sulla distribuzione controllata di eroina.

Eppure, in Italia, non si riesce a sperimentare, a fare ricerche significative che potrebbero beneficiare enormemente sia i tossicodipendenti che centinaia di migliaia di altri malati. Questo perché vi è uno stigma sulle droghe non di natura medico-scientifica, ma culturale ed ideologico. 

A questo si aggiunge la legge Fini-Giovanardi, una delle più repressive conosciute nel mondo occidentale – così repressiva da impedire addirittura anche la registrazione e commercializzazione di farmaci a base di cannabis sintetica. Purtroppo, nonostante i numerosi e ripetuti annunci, questa legge è praticamente stata fatta propria dal Governo Prodi. Oggi, dopo ciò che è accaduto al Senato, appare improbabile che si arriverà in questa legislatura ad una modifica della legge Fini-Giovanardi. Le priorità, ci verrà detto, sono altre.

La mancata modifica di questa norma, il voltare le spalle alla ricerca e alle sperimentazioni, è una delle maggiori responsabilità di un Governo e di una maggioranza che, in materia di tossicodipendenze, ha fatto poco o niente nel nome della sua precaria sopravvivenza.

 

Donatella Poretti


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