Pianeta jazz e satelliti
Roberto Dell’Ava. Dai Chieftains a Cecil Taylor 
A Chiavenna il concerto di Stefano Battaglia, Natalia Rogantini e Giacomo Zanus
24 Febbraio 2023
 

Proposta inconsueta quella di ieri sera al Teatro della Società Operaia di Chiavenna: sul palco un trio con Stefano Battaglia al pianoforte, Natalia Rogantini voce e Giacomo Zanus alla chitarra elettrica. In programma ballate e canti della tradizione irlandese, tutto in gaelico ma con un organico piuttosto diverso rispetto a bagpipe, fiddle, tin whistle, uilleann pipes, bodhran e altri strumenti tipici del folk celtico. Less is more, ovviamente, e nel contesto minimalista i due strumenti hanno intrecciato un dialogo spesso avvincente, fatto di sottolineature della melodia e di ampi squarci più aperti, nel caso del pianista con evidenti richiami ad un contesto jazzistico astratto. D’altronde Battaglia è musicista esperto, con una importante discografia alle spalle e con un nutritissimo elenco di importanti collaborazioni con molti importanti jazzisti .

Strumentista virtuoso e dalla formazione accademica, per gran parte della sua lunga ed intensa carriera, nonostante abbia solo 57 anni, ha alternato l’attività di concertista classico a quella di jazzista, quella di insegnante a quella di performer. Ed è nel ruolo di formatore, pur in contesti non prettamente jazzistici, che ha instaurato il rapporto con Natalia e Giacomo.

La voce di Natalia Rogantini è la protagonista di questo gruppo, ovviamente dal nome gaelico, Awen, che significa ispirazione. Se il timbro e l’impostazione appaiono notevoli, molto ancora deve però migliorare come front woman, timida e poco spigliata nel dialogo col pubblico di casa.

La solida presenza di Battaglia ha guidato il gruppo nella difficile commistione di folk gaelico e libera improvvisazione, mantenendo diritta la barra anche nelle inevitabili secche di un repertorio quasi esclusivamente costruito sulle ballate. Da vecchio estimatore di Stefano mi sarebbe piaciuto ascoltarlo in un contesto più marcatamente ritmico, ma apprezzo molto l’umiltà con la quale si è messo al servizio del progetto costruito sulla voce. Una nota assolutamente positiva è l’apporto della chitarra di Zanus, mai fuori dalle righe, sempre presente nell’accompagnamento ma intelligente e personale nelle rate uscite solistiche.

Rimane infine da chiarire il mistero della locandina che annunciava il concerto come “una ricerca musicale che attinge alle memorie linguistiche e culturali della Valchiavenna”. Vuoi vedere che i Chieftains, ma anche Shakespeare secondo alcune fonti, erano lontanamente originari della nostra valle? Misteri irrisolti.

 

Roberto Dell’Ava


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