Ordine di farfalla
Carlo Forin. Esecrare la guerra
14 Novembre 2022
 

Confesso la mia profonda repulsione per la guerra, che in zumero era grafata erra.gu, a contrario ben giustamente perché è l’opposto dalla pace, pa.ki.e.

Io fui concepito l’8 settembre 1947, il giorno del compleanno di Maria vergine, quando mio padre Gino si unì in matrimonio con mia madre Luigia, detta zia Gigetta, forse memore dell’8 settembre 1943, quando fu miracolato della vita nel giorno in cui iniziò la Resistenza al nazi-fascismo. Nacqui il 1° giugno 1948, nel giorno dopo della memoria della visita alla cugina Elisabetta della vergine incinta, e nel giorno prima della festa della Repubblica italiana con la Costituzione perfetta, in memoria del referendum monarchia-repubblica del 2 giugno 1946.

A me, primo di quattro figli (Carlo, Maria Luisa, Alessandro, Paolo), mio padre ripeté fino all’ossessione l’8 settembre 1943 quando, in viaggio in treno da Carpesica, fraz. di Vittorio Veneto, nella sosta a Mestre per il cambio treno, accettò il consiglio di un ufficiale superiore (Colonnello?: lui era sottotenente) di non proseguire per Roma, dov’era diretto per ricongiungersi con la sua compagnia. Rientrò in Carpesica con rischio di diserzione, che veniva punita con fucilazione alla schiena, da traditore. La sua compagnia venne catturata dai Tedeschi, dedotta in campo di concentramento, dove morirono tutti. Mio padre fece la Resistenza, col nome di Volpe, che io conobbi solo dopo la sua morte (29 giugno 2008), perché sapeva bene di aver mancato al suo giuramento alla patria.

Ho il rifiuto della guerra “nei geni”, per così riassumere i cinque anni fatali precedenti alla mia nascita.

Erra.gu è un nome zumero di Satana, antasubba, il demone della perdita della conoscenza, reciproco di ba.bu.sat.an.bib.bi era il pesatore della Grande Terra degli inferi. Lo studio dei nomi degli dèi e dei demoni mi è servito per questo.

Ho anche imparato che mio padre firmò da Commissario civile la resa degli ufficiali tedeschi in Villa Vianello, prospiciente a Carpesica, dopo l’arresto dell’armata in fuga.

 

Carlo Forin


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