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Vetrina/ Maria Lanciotti. Rinascita
30 Ottobre 2022
 

Sete mi veniva dalle crepe di terra

bombardata.

Cercai un cardo da succhiare

ma odorava di sesso di cinghiale.

Brucai radici come ovino

e mi sentii umiliata.

Poi, seguii il traforo d’una formica

obbediente alle leggi,

tempo più lungo d’un secolo

senza attraversare nemmeno un perché.

 

Un calcio al baricentro e

abbandonata al nulla

mi cibai del mio stesso midollo.

 

Stecco di salice snudato piangevo terra.

 

Amore idea – amore non fattibile –

amore delusorio.

 

Pappa reale e veleno guaritore ‒ Fui salva.

 

M’afferrai allo stelo di qualcosa di vivo

e tirai la radice infissa nel magma del mondo.

 

Sfida sconsiderata. La forza di trazione

sfuggitami di mano mi lanciò – come fionda

un sassetto ‒ a perpendicolo nell’ora calda.

 

Falena arsa al bacio della fiamma

ricaddi polvere sulla forchetta d’un albero

e mi confusi ‒ rinata ‒ ai germogli

della primavera.

 

Maria Lanciotti

(da Sangue di passero, Sovera 2001)


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