Diario di bordo
Benedetto Della Vedova. Coppie di fatto 
Forme di amore, e non espressioni di una esecrabile “deviazione” personale, anche le relazioni omosessuali
16 Febbraio 2007
 

Sulla questione delle coppie di fatto si è sviluppata una discussione aspra e spesso lontana dalla concreta esperienza di vita che ciascuno di noi ha rispetto alle persone conviventi, che siano del medesimo sesso o di sesso diverso.

Ma la discussione sui principi e, come si dice, sui “valori” non può essere elusa. Voglio considerare una questione spesso sollevata, quella della “tradizione”. Personalmente difendo il valore della tradizione occidentale in cui mi riconosco e quindi mi sento impegnato nella sua difesa.

Ma la tradizione è tale - ed è viva - proprio perché rispecchia l’evoluzione spontanea della cultura, del costume e delle istituzioni sociali, e non perché esprime, secondo un tradizionalismo ottocentesco, una tavola dei valori fissa e sempre “minacciata” dal cambiamento. Ad esempio, noi oggi difendiamo giustamente contro l’estremismo fondamentalista l’uguaglianza e la libertà delle donne come una parte irrinunciabile e decisiva della nostra identità occidentale, iscritta nella cultura giudaico-cristiana. Ma questa uguaglianza e libertà costituisce una conquista recente della nostra tradizione e recentissima nel nostro paese. Il diritto di famiglia che ha affrancato le donne dalla subordinazione giuridica e morale alle figure maschili ha, in Italia, poco più di 30 anni. E la famiglia che noi oggi difendiamo come nucleo dell’organizzazione sociale ha connotati del tutto diversi e spesso opposti a quelli della famiglia patriarcale di 50 anni fa. Allo stesso modo, appartiene alla nostra tradizione (dirò di più: proprio alla tradizione giudaico-cristiana e alla sua evoluzione) anche il fatto che le relazioni omosessuali siano uscite dal ghetto della discriminazione giuridica e della riprovazione morale, per divenire (sia pure con molte resistenze) socialmente accettate come forme di amore, e non come espressioni di una esecrabile “deviazione” personale. Il riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali risponde, dunque, all’evoluzione della nostra tradizione, non ad una “macchinazione” contro di essa.

 

Benedetto Delle Vedova

(anticipazione da 'l Gazetin, febbraio 2006 – da domani in edicola)


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