Diario di bordo
Secondo anniversario omicidio Hariri. Più che mai, non c’è pace senza giustizia
13 Febbraio 2007
 

Nella giornata di domani ricorre il secondo anniversario dell’assassinio dell’ex Primo Ministro libanese Rafik Hariri e delle altre 14 persone che saltarono per aria con lui nel centro di Beirut il 14 febbraio del 2005, a seguito di un attentato terroristico.

Questo anniversario cade in un momento di grave tensione politica all’interno del Libano, che deriva in particolare dal rifiuto degli Hezbollah e di alcuni partiti minori filosiriani, di continuare a sostenere il Governo Siniora che, lo ricordiamo, è nato dopo le prime elezioni che si sono svolte in Libano dopo il ritiro dal territorio libanese delle truppe militari siriane; un ritiro provocato proprio dalla reazione popolare e di massa, che scaturì proprio a seguito dell’omicidio di Hariri.

Il motivo ufficiale del rifiuto degli Hezbollah di continuare a sostenere il Governo Siniora consiste nella richiesta di avere un numero di ministri sufficiente da consentire loro di porre il veto all’approvazione di riforme non condivise. Ma non è un caso che tale rivendicazione sia sfociata nelle dimissioni di tutti i ministri legati agli Hezbollah, e nelle successive manifestazioni di piazza per ottenere le dimissioni il Governo Siniora, proprio alla vigilia del voto del Governo a favore dell’istituzione del Tribunale Internazionale per processare i responsabili dell’assassinio di Hariri.

Infatti, il 21 novembre del 2006 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha dato il proprio via libera all’istituzione del Tribunale Internazionale, anche a seguito dei risultati preliminari di una commissione di inchiesta sull’assassinio di Hariri, e sui successivi omicidi politici che si sono susseguiti in Libano; indagini che hanno individuato in alcuni responsabili dell’intelligence siriana e dei loro alleati in Libano, i possibili responsabili.

Dopo tale decisione del Consiglio di Sicurezza e l’approvazione delle legge istitutiva del Tribunale da parte del Governo Siniora, il Presidente filosiriano Lahuod ha rifiutato di controfirmarla, ed è a quel punto che è partita l’offensiva politica da parte degli Hezbollah, sia a livello istituzionale che popolare.

A Beirut domani, anche a seguito degli scontri avvenuti tra le differenti fazioni nei giorni scorsi, sono previste misure di massima sicurezza, con addirittura un muro sovrastato dal filo spinato, destinato a separare i manifestanti dei diversi partiti che si recheranno nella Piazza dei Martiri.

Purtroppo, un obiettivo come l’istituzione di un Tribunale Internazionale, che dovrebbe essere comune a tutti i cittadini che aspirino all’affermazione della giustizia e alla lotta contro l’impunità, in particolare in un paese dove il sistema giudiziario è sempre stato nella mani della politica, rischia di essere dimenticato e travolto da uno scontro settario, ispirato da quei regimi, che a partire dalla Siria e dall’Iran, vedono proprio nell’affermazione della giustizia, più che nelle minacce di attacchi militari, il maggior pericolo per la loro sopravvivenza.

 

Matteo Mecacci

(da Notizie radicali, 13 febbraio 2007)


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