Diario di bordo
Andrea Panerini. Una riflessione sui DICO (ovvero i Pacs all’italiana) e la religione
11 Febbraio 2007
 


Un popolo morale trova sempre un governo degno di sé”

G. Mazzini


Inizio questo breve intervento segnalando innanzitutto la gretta provincialità dei nostri politici, che li porta a ribattezzare ogni cosa, compresi i Pacs, un acronimo che poteva rendere benissimo anche in italiano (Patti civili di solidarietà, definizione che delimitava in maniera molto più appropriata la regolamentazione delle coppie di fatto). No, i nostri politici hanno la presunzione di insegnare agli altri e in tutto il mondo ci ridono alle spalle (pensiamo a Rutelli che vorrebbe i socialisti europei in un Partito democratico continentale per esportare e giustificare quello nostrano che deve ancora nascere - se mai nascerà e in quali condizioni). E allo stesso modo la nostra classe dirigente fa una pessima figura con questa bozza abbastanza informe che dovrebbe dare diritti civili.

Apprezzo moltissimo lo sforzo - veramente encomiabile - delle ministre Pollastrini e Bindi, che hanno mediato tra le mille anime della coalizione di centrosinistra e sono state assediate da una campagna mediatica violentissima orchestrata dal Vaticano che denunciava “lo svilimento della famiglia”. La povera Rosy Bindi quasi scomunicata e attaccata dai giornali clericali mi ha fatto una enorme tenerezza.

Non ripeterò qui il mio concetto di laicità, che ho già molte volte espresso sulla stampa e nella rivista che mi onoro di dirigere, ma al non possumus del clero cattolico romano, noi dobbiamo rispondere con il possumus della libertà dei figli del Padre che credono in Gesù il Cristo, colui che ha detto che «Ebbene, vi assicuro che le prostitute e i pubblicani vi passano avanti ed entrano nel regno di Dio» (Mt 21, 31). E tutti, credenti e non credenti, possiamo in questo caso ripararci dietro la croce di Gesù nel ribadire la separazione tra Stato e religione. «Date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio» (Mc 12, 17).

D’altronde le coppie di fatto non sono per nulla “l’eclisse di Dio” come annunciato in maniera apocalittica dal Papa, ma sono una realtà sociale ben presente nel nostro paese e regolamentarle seriamente significa mettere al riparo molti cittadini da gratuite discriminazioni e valorizzarli come elemento di stabilità sociale. Semmai “l’eclisse di Dio” è lo scandalo di uomini che pretendono di dire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato a tutti, non tenendo conto dell’amore verso i propri fratelli proclamato dal Risorto. Un cristianesimo davvero singolare, quello della Curia vaticana.

Non voglio entrare nel merito specifico del disegno di legge, ma noto l’ennesima ipocrisia nel punto della dichiarazione che è presentata “congiuntamente” ma non in maniera congiunta dai contraenti e in dichiarazioni separate che si possono notificare, con una espressione che è una mostruosità giuridica, per raccomandata con ricevuta di ritorno. Si accusava le coppie di fatto di fuggire dai doveri e quindi di non potergli dare dei diritti, il che è giusto, oserei dire mazzinianamente giusto. Ma qui si impedisce a queste coppie, che siano etero o omosessuali, di prenderseli questi doveri, umiliando il loro rapporto d’amore per mezzo di una raccomandata, invece di potersi assumere, in coppia, diritti e doveri davanti allo Stato (e io aggiungo anche davanti a Dio, almeno nel loro cuore, se sono credenti). Aggiungo pure che i restanti diritti previsti dal disegno di legge (previdenziali, per gli affitti, per l’assistenza sanitaria) implicano lunghi periodi di convivenza che non esistono in nessun altro paese occidentale e sono formulati in maniera vaga ed equivoca.

Facile quindi dire, che si tratta di un brutto compromesso al ribasso all’italiana. Nonostante questo, penso non siano possibili, vista l’attuale situazione politica e parlamentare, grossi cambiamenti alle Camere. Pur brutto e pasticciato, preoccupiamoci di farlo passare questo provvedimento, perché in caso contrario si profila una grossa sconfitta per tutto il movimento laico del nostro paese e per tutti i cristiani che non si riconoscono nel Vaticano (e sono tanti, molti di più di quello che le statistiche dicono). Una volta approvata questa brutta legge, se cambierà il clima politico e le formazioni laiche avranno numeri maggiori alle prossime elezioni, potremo pensare di migliorarla, ma serve un chiaro cambiamento culturale e civile non solo di tutti i cittadini ma anche e soprattutto della nostra avvizzita classe dirigente.

 

Andrea Panerini

Direttore de Il libro volante


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