Diario di bordo
Sergio Caivano. Ursula von der Leyen rende omaggio alla Resistenza italiana
29 Agosto 2021
 

Le autorità europee, pochi giorni fa, si sono recate a Fossoli per onorarne la storia e la memoria. Le autorità presenti sono costituite da Ursula von der Leyen, David Sassoli, Presidente del Parlamento europeo, Pier Luigi Castagnetti, presidente della Fondazione Fossoli. Prende parte alla cerimonia anche Romano Prodi. La Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyden ha voluto visitare il campo. Nato come campo di concentramento per prigionieri inglesi, si trasforma nel tempo, ad opera dei fascisti italiani e dei nazisti tedeschi durante la Repubblica sociale italiana, nel maggior campo di transito per ebrei ed antifascisti in attesa di essere inviati ad Auschwitz o ad altri lager. L’ho visitato con una delegazione dell’Anpi guidata dai partigiani Rachele Brenna e Ottavio Valla nei lontani anni duemila, nel corso di una visita guidata al Museo della deportazione di Carpi, alla Sala del Tricolore di Reggio Emilia e, per l’appunto, al campo di Fossoli. La visita era stata organizzata dietro richieste di due scuole: l’allora Istituto magistrale “Lena Perpenti” di Sondrio e il Lycèe “Saint Joseph di Tonon-Le Bains” nel quadro di incontri e scambi a carattere storico culturale tra Italia e Francia. Gli studenti italiani erano accompagnati dalle Prof.sse Lori Fabbri e Rosanna Pusterla, quelli francesi dai Professori Andrè Huteville e Nicole Baud. Ma ritorniamo al campo di Fossoli.

A partire dal dicembre 1943 migliaia di ebrei e di antifascisti sono inviati ad un lager tedesco. Con altri prigionieri prende il treno per il più terribile lager nazista di Auschwitz anche Primo Levi, miracolosamente scampato alla morte ed autore del libro Se questo è un uomo, indimenticabile testimonianza dell’esperienza patita. In quel campo vengono trucidate dalle SS, nel 1944, 67 internati politici. Di fronte ai parenti delle vittime, la Presidente UE Ursula von der Leyden, tedesca, ha avuto il coraggio di ammettere l’eccidio perpetrato da suoi connazionali. È una chiara, inequivocabile ammissione di responsabilità. Responsabilità condivisa dal suo Paese, che ha totalmente rinnegato – e condannato – il proprio passato. La Germania infatti, in tutta la propria storia del dopoguerra, non ha mai tentato di scordare, e di rimuovere, l’orrore del nazismo, il male assoluto che ha sconvolto il mondo. Cosa che, purtroppo, per una serie di motivazioni d’ordine vario, l’Italia non è riuscita a compiere. Tanto che da noi sono ancora presenti forze che al fascismo, in modo più o meno esplicito, si richiamano. Ma la von der Leyen ha fatto di più, ha reso omaggio alla Resistenza italiana. Rivolta ai parenti delle povere vittime ha affermato: “La loro resistenza ha contribuito a salvare l’Italia e tutta l’Europa. Incluso il mio Paese… So che devo la mia stessa libertà a persone come i vostri genitori e i vostri nonni. Quindi oggi voglio onorare la memoria di tutti coloro che hanno combattuto per la nostra liberazione. È anche grazie al loro sacrificio che è nata un’Europa finalmente pacifica e democratica”. (La Repubblica, 10 luglio 2021).

Non è la prima volta che alte autorità tedesche rendono omaggio alle vittime del nazifascismo. Lo hanno fatto a Marzabotto, a S. Anna di Stazzema, alle Fosse Ardeatine. Ma è la prima volta che lo fa la più alta rappresentante dell’Europa. Con parole semplici ma efficaci, com’è nel suo stile, è riuscita a trasformare un pur importante fatto di cronaca in una autentica e memorabile pagina di storia, condivisa dalla comunità europea a stragrande maggioranza. Dobbiamo renderle atto di questo notevole fatto storico e politico.

 

Sergio Caivano


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