Diario di bordo
Linda Pasta. La corrida del coronavirus
18 Novembre 2020
 

Il popolo della Spagna, quello amante delle corride, ha dovuto rinunciare ad andare alle corride.

Ma la corrida è dappertutto ed è continua. Moltissime persone impavide, come sedicenti toreri, sfidano il coronavirus.

Il virus entra nell’arena senza nastro, con i colori dell’allevamento, che lo renderebbe identificabile. Non lo è proprio! Compie un giro completo dell’arena. I toreri credono di poterne studiarne le mosse per determinarne le capacità fisiche, la rapidità dei riflessi, la direzione preferita nell’attacco e via dicendo, ma il virus è invisibile. Nonostante goda di questo grande vantaggio, per provocarne la carica, i toreri arroganti che riempiono le strade (pochissimi rispetto a quelli che frequentavano le discoteche in estate), non utilizzano un grande drappo di tela rosa acceso sulla faccia esterna e giallo su quella interna, ma una mascherina azzurra sulla faccia esterna e bianca su quella interna, regolarmente mal posizionata sul viso e quasi sempre con le narici del naso ben visibili, lasciando intravvedere l’aria di sfida sottostante. Stanno vicini, tra di loro, scherzano, sino a quasi sfottere quelli più attenti, quando addirittura non li aggrediscono.

Subito dopo è il turno dei picadores e dei banderilleros che sono gli operatori sanitari che, negli ospedali, a domicilio dei pazienti e nelle case di riposo, tentano di contenere l’assalto del virus, protetti, si fa per dire, con una sorta di armatura bianca molto sottile e con calzari anch’essi assolutamente precari.

Non sono dotati di alcuno strumento per colpire o indebolire il virus come lo sono i picador e i banderilleros. Se avessero almeno una nubecola di gas protettivo o fossero sottoposti ad una profilassi antivirale delle alte vie aeree, per impedirne la penetrazione nei polmoni o, dall’altro lato, se i pazienti fossero messi a respirare in una zona assolutamente separata, si potrebbero creare le condizioni per mettere il virus in condizioni di inferiorità, costringendolo a tenere la testa abbassata.

Non esistono azioni diversive per distrarre il virus o ridurne la forza e l’ardore. Esso continua imperterrito a colpire i toreri sprezzanti del pericolo e i poveri professionisti sanitari, che il pericolo lo conoscono bene. I primi hanno la commesso l’imprudenza di avere sfidato il virus, gli altri rimangono vittime di queste follie.

Non sono solo i ragazzi a farlo; tutti pensano di poterne uscire incolumi, anche se dovessero ammalarsi e, con questo convincimento, continuano a perpetrare la sfida.

Durante la prima ondata pandemica il personale sanitario ha ricevuto applausi da tutti; alla ripresa anche queste manifestazioni di riconoscenza sono sparite.

Il personale sanitario, tra cui si contano a decine le vittime, riveste oggi un ruolo di  secondo livello mentre i numeri sulla diffusione, la data in cui saranno disponibili i vaccini, il tipo, la catena del freddo, impegnano in primo piano il popolo italiano, distraendolo ancora di più dal rispetto di poche, semplici regole comportamentali che certamente migliorerebbero l’evoluzione della pandemia.

Che lo stolto perda la vita per la sua stupidità non è accettabile ma che persone assolutamente innocenti muoiano per comportamenti arroganti di altri, è assolutamente immorale.

 

Linda Pasta


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