Dialogo Tf
Michele Tarabini. Il trionfo della vita
20 Ottobre 2020
 

«Dopo la morte di qualcuno si diffonde sempre un senso di dolorosa meraviglia, tanto è difficile comprendere l’avvento del nulla e rassegnarsi a credervi». Così scrive Gustave Flaubert verso la fine del suo romanzo più famoso, Madame Bovary.

Dunque la morte specchio del nulla e, per contro, la vita sinonimo del tutto, che di colpo svanisce con l’arrivo della morte. Un tutto che si è smisuratamente dilatato e ingigantito, nella nostra epoca, a tal punto da farci percepire come inaccettabile, inconcepibile l’idea dell’ineluttabilità della morte; e da illuderci di poterla rimuovere. A riportarci coi piedi per terra ha provveduto la pandemia: mai come in questi ultimi mesi abbiamo avvertito incombente il pericolo della morte; la scienza, del resto, non è riuscita a rassicurarci, e anzi, con le sue ambiguità e incertezze ha solo certificato l’immanenza del pericolo.

Il modo migliore per uscire mentalmente rasserenati da questa situazione deprimente, mi sembra consista nel fare proprio il concetto di una morte parte essenziale della vita; che sia cioè una sua tappa e non un suo indesiderato traguardo. Se, infatti, siamo credenti, avremo la fondata speranza di estendere la nostra vita in una nuova dimensione, ultraterrena; se non lo siamo, avremo comunque la consapevolezza, e consolazione, fornitaci dalla legge della conservazione della massa: nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. E noi ecologicamente parte del tutto.

 

Michele Tarabini


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