Arte e dintorni
Maria Paola Forlani. Divine Avanguardie 
La donna in Russia. Dalle icone a Malevich e alle amazzoni dell’avanguardia
10 Ottobre 2020
 

Zarine, imperatrici, sante, contadine, artiste: è una storia tutta al femminile quella di “Divine Avanguardie. La donna in Russia. Dalle icone a Malevich e alle amazzoni dell’avanguardia”, Aperta a Milano nella sede di Palazzo Reale fino al 5 aprile 2021, la grande mostra è stata realizzata con la collaborazione dell’Ermitage di San Pietroburgo, con 100 capolavori del museo russo, molti dei quali mai esposti prima in Italia. Fulcro del progetto curato da Evgenia Petrova e Joseph Kibitsky è l’evoluzione della figura femminile in Russia dal Rinascimento alla Rivoluzione dell’Ottocento e oltre: un viaggio che intreccia le trasformazioni della società e gli sviluppi dell’arte spaziando tra generi, stili e linguaggi artistici, dalle icone sacre alla scultura, dalla pittura modernista alle opere grafiche e a preziose porcellane d’epoca. In primo piano, i lavori dei più celebri protagonisti dell’arte russa, come Vasili Kandinskij, Kazimir Malevic e Marc Chagall.

Due macro sezioni scandiscano il percorso espositivo. La prima alle donne come soggetti dell’arte e muse ispiratrici, si fa specchio delle vicende e dei cambiamenti socio-culturali che hanno segnato il passato della Russia. Si rivivono, così, da vicino intellettuali raffinate e donne di potere come Caterina la Grande, senza la quale l’Ermitage non sarebbe mai nato, ma anche sante e madonne, madri, mogli e serve della gleba, ciascuna portatrice di un’immagine e di una storia. La mostra ripercorre le vicende delle femministe russe nella seconda metà dell’Ottocento, l’apertura dell’istruzione alle donne, corsi d’arte compresi, fino all’emancipazione all’alba dell’Unione Sovietica.

Qui, nella realtà come nel racconto della mostra, inizia un nuovo capitolo: quello delle donne artiste, che finalmente prendono in mano tele e pennelli per descrivere il mondo dal proprio punto di vista e agire sulla realtà. Natalia Goncharova, Olga Rozanova, Zinaida Serebrjakova, Ljubbova Popova sono quelle che il poeta cubo-futurista Benedikt Livśic definì le “amazzoni” dell’avanguardia, autentiche “cavallerizze scite” capaci di rompere con gli stereotipi culturali e con le convenzioni estetiche del passato per fondare l’arte della Rivoluzione. Il tramonto della ideologia non ha scalfito la potenza delle loro creazioni: i capolavori raggisti, neoprimitivisti, suprematisti, costruttivisti, cubo-futuristi cui hanno dato vita appaiono oggi come potenti contributi alla stagione delle avanguardie europee.

 

M.P.F.


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