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Poesia d’autore/ Il capolavoro di Louise Glück, “L’iris selvatico”, nella traduzione di Roberto Malini
10 Ottobre 2020
 

L’iris selvatico

di Louise Glück (trad. di Roberto Malini)

 

In fondo al mio dolore

c’era una porta.

 

Ascoltami: colei che chiami morte,

io la ricordo.

 

Rumori in alto, fronde del pino che si muovono.

Poi nulla. Il sole pallido

sussultò sul manto asciutto.

 

È terribile sopravvivere

come coscienza

sepolti nella terra oscura.

 

Quindi tutto finì: ciò che paventi, essere

un’anima e non riuscire 

a parlare, finì di colpo; la terra dura

si incurvò un poco. E quelli che sembravano

uccelli si infilzarono nelle siepi basse.

 

Tu che non hai memoria

di passaggi dall'altro mondo,

ti dico che potrei parlare ancora: ogni cosa

ritorna dall’oblio, ritorna

per trovare una voce:

 

dal centro della mia vita è uscita

una grande fontana, profonde

ombre blu sull’azzurro del mare.


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