Il mortaio
Renato Ciaponi. Cineturismo: un’opportunità anche per la Valtellina
04 Ottobre 2020
 

Chi non ha mai pensato, dopo aver passato i lunedì sera comodamente in poltrona a gustarsi Il commissario Montalbano, di passare qualche giorno di vacanza sulle spiagge del Ragusano? O chi, seguendo le avventure di Terence Hill, non ha sognato una vacanza sulle Dolomiti davanti alle acque cristalline del lago di Braies o di pedalare per i sentieri nel verde smeraldo della val Venosta con lo sguardo a Un passo dal cielo? O chi, ancora, guardando la fiction Curon ultimamente trasmessa su Netflix non si è lasciato prendere dal fascino misterioso del campanile che emerge dalle acque del lago Resia o del bosco di larici circostante.

Si chiama cineturismo ed è un importante strumento per promuovere un determinato territorio. Gli spettatori non si lasciano emozionare solo dalla storia, immedesimandosi nei personaggi, ma soprattutto dall’ambiente e così i luoghi diventano subito una destinazione da amare, da vivere, una destinazione che non si può dimenticare.

La nostra provincia, pur ricca di ambienti scenografici adeguati a eventuali riprese, non ha mai regalato suggestioni cinematografiche, non è mai riuscita ad entrare nel ricco giro delle produzioni televisive.

Nella storia del cinema si trovano infatti poche produzioni ambientate in Valtellina. Ricordo Una breve vacanza (1973) di Vittorio De Sica, con Florinda Bolkan e Renato Salvatori. Un film che sicuramente ha fatto conoscere a tutta Italia la bellezza dei Sanatori di Sondalo.

Chi ha visto il film ricorderà la terrazza dell’ospedale, gli ospiti sdraiati a farsi riscaldare dal sole, le suggestive inquadrature delle montagne innevate del Bormiese in contrasto con la nebbia del Milanese. Bellissime immagini ma finalizzate a mostrare l’aria pulita, la neve... la medicina contro la tubercolosi. Non certo a valorizzare un territorio dal punto di vista turistico.

Ricordo anche Enfantasme con Laura Belli, di Sergio Gobbi, baita, boschi e montagne dell’alta Valdidentro (1978), lo sfortunato ma interessante Tu devi essere il lupo ( 2005) del sondriese Vittorio Moroni girato nella zona di Sondrio, Il fungo sirena (2007) di Stefano Archetti girato in Valgerola, ottima fotografia, mai però programmato fuori dalla provincia di Sondrio, e negli ultimi anni Soldato semplice, girato in Alta Valtellina con Paolo Cevoli come attore e regista.

Tutti film dove il territorio non è protagonista, poche inquadrature, spesso efficaci ma sempre marginali rispetto al contesto del film e difficilmente lo spettatore, alla fine della proiezione, si può sentire invogliato a visitare quei luoghi, a conoscere meglio quell’ambiente.

Un film non è solo una storia. È un’occasione per mostrare, per far conoscere. È un viaggio nella vita dei personaggi, nei loro sentimenti, nelle loro emozioni ma soprattutto un viaggio in un luogo, in un territorio dove i personaggi si muovono, dove ci sono usi, costumi, tradizioni che quel territorio è capace di mostrare.

Un film, ancor più una fiction televisiva a puntate, può allora diventare un’importante occasione per valorizzare e far conoscere un territorio.

Il paesaggio della nostra provincia è ricco di immagini che possono essere immortalate da una cinepresa. Stupendi scenari naturali, palazzi storici, antichi borghi ancora abitati, ma anche antichi mestieri che vengono portati avanti, con normalità, con naturalezza, che non richiedono finzione cinematografica.

Pensiamo alla vendemmia, alla bellezza scenica dei terrazzamenti, di donne e uomini in piedi davanti a filari in pendenza, di mani che accarezzano i grappoli, che li inclinano leggermente e dopo un taglio netto li depositano delicatamente nelle ceste. Di uomini con le gerle pesanti che camminano per i ripidi sentieri o lungo le strette scalette in sasso. Di voci, di canti, di azioni ripetitive, di svuotamenti delle gerle sul trattore senza toglierle dalle spalle, di albe e tramonti tra il verde delle viti, di luminosità di certe giornate autunnali che non richiedono neppure la correzione della luce e ancora di antiche cantine dove avviene la fermentazione e l’invecchiamento del vino.

Scene come questa arricchiscono sicuramente una sceneggiatura. Qualsiasi personaggio di una storia può facilmente entrarci, partecipare alla vendemmia senza necessità di inventare una sceneggiatura ad hoc. Mi fermo qui, ma stesso ragionamento si potrebbe fare par la vita in alpeggio, per il mondo delle api, per la lavorazione del latte, per la produzione dei pizzoccheri, per la lavorazione della pietra ollare, per la lavorazione dei pezzotti, per la preparazione di una ricetta nei tanti ristoranti presenti sul territorio.

Ecco, le bellezze paesaggistiche della Valtellina arricchite dal saper fare della sua gente, dal continuare una tradizione, inseriti in una storia moderna, in una fiction di qualsiasi genere, ambientata in un luogo diverso dalle solite città come Torino, Roma o Milano. Una storia dove non sono più i personaggi che si muovono in un luogo, ma il luogo che si muove intorno ai personaggi.

L’immagine di una provincia tranquilla, di gente che sa fare, arricchita dalla bellezza naturale spesso selvaggia delle nostre montagne, dei nostri sentieri, boschi, alpeggi, laghetti, dei nostri terrazzamenti. Il tutto inserito in una storia d’amore o in un poliziesco. Una vetrina vista da milioni di telespettatori che sicuramente avranno poi il desiderio di vivere un’esperienza fatta di tranquillità, di natura, di gastronomia, di genuinità.

Un progetto nuovo di promozione turistica da presentare alle varie società di produzione quali Rai Fiction, Mediaset, Netflix, Sky che ovviamente dovrà essere accompagnato dalla volontà e possibilità di contribuire ai costi di produzione. Non so minimamente quale possa essere l’eventuale cifra, ma credo che uno sforzo comune di tutte le istituzioni presenti in provincia possa portare il cineturismo anche nella nostra valle e diventare un efficace veicolo promozionale per il nostro territorio.

Senza dimenticare che la presenza di un set cinematografico nei nostri paesi avrebbe anche una ricaduta economica per le attività ricettive che ospiterebbero le tante persone che generalmente compongono un set cinematografico.

 

Renato Ciaponi

(dal Blog Il gusto del gusto, 30 agosto 2020)


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