Lo scaffale di Tellus
Marisa Cecchetti. “Con tutto il bene che posso” di Emiliano Gucci
22 Settembre 2020
 

Emiliano Gucci

Con tutto il bene che posso

Giunti, 2020, pp. 180, € 14,00

 

La voce di Emiliano Gucci si riconosce, lui ti acchiappa subito col suo narrare chiaro, concreto alla maniera degli scrittori toscani.

Il suo ultimo romanzo, Con tutto il bene che posso, è una conferma ed allo stesso tempo una sorpresa molto gradita, dopo ciò che sembrava una dichiarazione di resa: “Provo disgusto per la depravazione che mi vendettero per progresso… Non chiedo nessun rimborso. In silenzio mi eclisso… Non mi fido neanche della letteratura. Della grande letteratura”. (Sui pedali tra i filari -da Prato al Chianti e ritorno, 2015). Parole che avevano fatto temere che volesse chiudere con la narrativa, per dedicarsi al lavoro in libreria, al suo privato, alla bicicletta.

Tornano invece le strade bianche con le bici che si inerpicano sulle colline toscane, i paesini aggrappati ai pendii, la vita sana a contatto con la Natura, Firenze con la sue meraviglie ma anche con le periferie tristi. Torna la libreria, i dettagli, gli oggetti che ama far vivere di vita propria. Intanto l’occhio spazia e scende dentro il disagio che regna nei rapporti umani, così complessi, ma per il cui equilibrio diventa un imperativo categorico lottare. Tutto questo fa da sfondo.

Al centro della storia un padre e un figlio adolescente che si trovano a gestire la quotidianità da soli, lui un padre e marito troppo assente per lavoro, il ragazzo abituato a tirar tardi la notte ed a bere, con un gruppo di coetanei sempre in cerca di ragazze. Padre e figlio non si conoscono più, non condividono niente della loro vita.

Con un gesto di coraggio, di intelligenza e di amore, la madre se ne va all’improvviso per una settimana, lasciando dei messaggi, costringendo i suoi uomini a condividere, a conoscersi, e se possibile a cambiare. Non compare, ma è una presenza forte, indirettamente recuperata solo dai messaggi accorati del figlio, tuttavia percepita come se li stesse osservando non si sa in che modo e da dove. Capiscono che si stanno giocando la possibilità che lei torni in famiglia o no.

Sono due estranei che si stupiscono l’uno dell’altro, che non trovano le parole e nemmeno la spontaneità di guardarsi negli occhi, eppure quel padre è stato un bravo padre quando il figlio era piccolo e gli ha dedicato del tempo, allora, e gli ha insegnato l’amore per la bicicletta che lo porterà a correre in squadra sui pedali.

Se vogliono ri-conoscersi devono mettersi a nudo, essere trasparenti senza vergogna, cancellando delle ombre, cercando insieme di rimediare agli errori che hanno creato disagio e rimorso, e di ricucire i rapporti interrotti con dolore. Con una lezione di umiltà che non è facile, ed insieme di autenticità, si costringono a incontri difficili, a dire eccomi qua con le mie responsabilità pronto a chiarire ed a chiedere scusa.

Sono vari i personaggi che Gucci pone sul loro percorso, ognuno ritagliato a tutto tondo in un contesto diverso, dai più bucolici, ai più originali, ai più tristi; il programma che varia di giorno in giorno li porta a recuperare lentamente i ricordi, ma anche a scoprire ciò che ognuno di loro ama, ed a vivere insieme il piacere della musica, dei libri, dell’arte, delle cose genuine. La bellezza insomma, che è salvifica.

E la bicicletta. Una lunga e faticosa biciclettata sulle colline, tra i paesini del Mugello dove si corre su due ruote, fino alla casa colonica di zio Sanzio, sono il coronamento della settimana, quando padre e figlio si tirano, e il giovane incoraggia e sprona il padre, finalmente conosciuto in tutto il suo valore. Accanto a lui c’è ora un adolescente che ha acquistato consapevolezza, che si pone con maggiore saggezza di fronte ai richiami ed alle ossessioni amorose, ed alla vita.

È un romanzo che si legge con grande piacere, lieve ed insieme profondo, divertente e scanzonato al punto giusto perché tratta un mondo di adolescenti con tutte le pulsioni dell’età, ma al contempo sottolinea l’importanza della figura paterna e l’urgenza del suo recupero, quando sia necessario. Che non vuol giudicare gli errori ma li ammette perché fanno parte della natura umana, basta trovare il tempo e la volontà di rimediare.

 

Marisa Cecchetti


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