Prodotti e confezioni [08-20]
In libreria/ Marisa Cecchetti. “Il fantasista del mare” di Gianfranco Jacobellis
15 Settembre 2020
 

Torna con un nuova silloge Gianfranco Jacobellis, classe 1936, laureato in Medicina e Chirurgia, Professore Associato di Cardiologia presso l’Università la Sapienza di Roma e già medico della Camera dei Deputati.

La sua poesia è il frutto di una continua analisi ed indagine, di un pensiero che scava e cerca il senso delle nostre azioni e dell’esistere. La solitudine aiuta il pensiero, il silenzio lo accompagna, il cielo infinito gli permette di immaginare, di porsi domande, di relazionarsi con se stesso.

Il tempo ne è protagonista, senza origine e senza fine, col suo procedere ineluttabile, tempo su cui l’arco di vita di uomini, piante, animali è solo uno schizzo, un puntino, un frammento dell’universale. Tempo della nostra vita che comunque procede all’indietro, portandoci verso la fine di un percorso, accorciandosi sempre di più, offrendoci al contempo la ingannevole sensazione di ridiventare fanciulli: “L’ultimo filo di luce/ lo ha sorpreso/ mentre con piccoli passi/ misurava/ quello che restava/ del tempo che l’aveva/ da poco abbandonato”.

L’età e l’esperienza ma soprattutto l’indagine speculativa hanno portato Jacobellis a porsi in una posizione di dubbio di fronte alla realtà, con l’interrogativo antico se quella che viviamo sia la realtà o l’immagine di essa, se la vita che viviamo sia fatta più di concretezza che di immaginazione, se “la vita coincide/ con l’illusione della vita”.

Il pensiero suo vaga in una forma di innamoramento di quello stesso vagare e nella completa libertà di dialettica interiore. Del resto per lui l’eleganza di una vita sta nelle idee e solo il pensiero riesce a diradare le ombre.

L’idea della fine è presente ma non ossessiva, si percepisce infatti uno stato di pace interiore, non disgiunta dall’interrogativo – o curiosità che dir si voglia – su un inevitabile apertura ad una dimensione diversa, dove l’infinito sconosciuto non diventa angosciante.

C’è l’adesione e la partecipazione ad un destino comune di uomini piante e animali, in una unione di tutto il creato nelle mani di un unico Creatore; ognuno con il suo percorso di durata diversa, che non comporta differenze perché la fine è uguale per tutti.

Non è poesia che indulge ai tramonti, come si potrebbe immaginare, ma esalta il momento dell’alba portatrice di luce e di un nuovo giorno, l’ombra comunque presente è destinata a svanire. Piove su tutto una luce lunare che prevale sullo sfolgorio del sole. L’alba deve essere portatrice di domande, introspezione e riflessione, altrimenti perde il suo senso il nuovo giorno ed anche la vita.

La parola si fa custode del pensiero, deve essere in sincronia col cuore e la poesia la suggella col suo linguaggio sussurrato: “Si parlano a sussurri/ il poeta e la sua musa/ scelgono le parole arcobaleno/ che portano la vita/ accanto al cielo/ e il giorno a nascere/ tra cerchi luminosi”.

 

Marisa Cecchetti

 

 

Gianfranco Jacobellis, Il fantasista del mare

Biblioteca dei Leoni, 2020, pp. 216, € 12,00


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