Arte e dintorni
Roberto Malini. “Arim” di Agāpito Miniucchi 
A Pesaro un capolavoro sottovalutato dell’arte concettuale
16 Agosto 2020
 

Nei gruppi Facebook di Pesaro si parla in questi giorni di una scultura che si trova nei giardini di via Colombo intitolati a Nilde Jotti. Alcuni cittadini hanno chiesto al Comune di recintare l’opera, giudicata “pericolosa per bambini e non vedenti”. I commenti verso l’opera sono stati tutt’altri che generosi, perché è stata definita “rottame”, “scarto di cantiere” e anche con espressioni più dure. La maggior parte dei commentatori ritiene che non si tratti di un monumento, ma di un residuo senza valore né contenuto artistico; qualcosa di cui la città non avrebbe bisogno.

Ho risposto ad alcuni dei commenti, rivelando ai denigratori dell’installazione che si tratta di un’opera storica del maestro Agàpito Miniucchi, nato a Rocca Sinibalda (RI), il 26 settembre 1923. La scultura, che risale al 1983 e si intitola Arim, rappresenta una straordinaria metafora dell’incombenza del mondo – instabile e sempre minacciato da fenomeni naturali o tecnologici – sulla vita umana. Un tema particolarmente attuale in questi giorni che vedono gravitare su di noi come una spada di Damocle l'ombra del ritorno del Covid-19. Per non parlare dell’inquinamento e del cambiamento climatico. Medico e artista noto in tutto il mondo, il maestro Miniucchi è accademico di merito dell’Accademia Pietro Vannucci di Perugia. A Rocca Sinibalda un museo è dedicato all’opera di questo straordinario artista italiano.

Di fronte ai commenti più maligni, ho fornito alcuni dati riguardanti il maestro e la sua formidabile carriera, precisando che non tutti comprendono l’arte contemporanea e che sicuramente è utile, in alcuni casi, descrivere il significato delle opere concettuali a chi le osserva, un significato che non appartiene più alla sola estetica, ma principalmente all’idea, al pensiero intellettuale e creativo alla base del progetto artistico.

Le opere di Agàpito Miniucchi possono essere ammirate in tante città del mondo e presso istituzioni come il Museo d’Arte Moderna di San Diego (USA), il Museo D’Arte Moderna di Fort Lauderdale (USA), la Fondazione Lannan di Palm Beach (USA); il Zeng Yu Hua di Canton (Cina) e, in Italia, il Museo di Arte Moderna di Terni. I più importanti critici d’arte hanno scritto sul lavoro dello scultore italiano, fra cui Cesare Vivaldi, Sebastiano Grasso, Marisa Vescovo, Piero Dorazio, Mariano Apa. Ho contattato il Comune di Pesaro, che è sempre sensibile alla cultura e all’arte, tanto che ha un Assessorato alla Bellezza, chiedendo che l’installazione, che si erge attualmente in posizione decentrata all’interno dei nuovi giardini floreali e ornamentali, venga spostata nella zona centrale degli stessi, dove si trovava prima dei recenti lavori di riqualificazione. Ho chiesto, inoltre, che sia recintata adeguatamente, risolvendo così le preoccupazioni dei cittadini e proteggendo il lavoro del maestro. La patina di ruggine, anch’essa criticata nei gruppi Facebook, fa parte della natura dell’opera, che è stata creata dall’artista in acciaio Corten, un materiale che si autoprotegge dalla corrosione grazie alla formazione di una patina superficiale che non intacca la scultura e si modifica nel corso del tempo. Una scelta artistica, dunque, e non un segno di deterioramento dell’opera. La forma a onda della scultura si riferisce al mare, alla materia dei luoghi umanizzati e al tempo. Nella pietra, produce un senso di “incombenza” e instabilità, che turbano l’osservatore. È una “spada nella roccia” che ci invita a riscoprire il valore dei nostri giorni nel flusso, spesso aspro, della vita e del tempo che passa.

 

Roberto Malini


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