In tutta libertà
Maria Paola Forlani. Federico Fellini a 100 anni dalla nascita
19 Maggio 2020
 

Federico Fellini nacque a Rimini, in una serata di tempesta, il 20 gennaio 1920. Il padre, Urbano, era un rappresentante originario di Gambettola (Forlì), mentre la madre Ida Barbieri era una casalinga riminese di nascita, ma romana d’origine. Dopo di lui nacquero Riccardo, nel 1921, e Maddalena, nel 1929.

Completate le elementari, nel 1930 – 1931 Federico venne iscritto al Ginnasio-Liceo Giulio Cesare. Lì fece amicizia con Luigi Benzi detto Titta, suo compagno di banco e di marachelle per otto anni, iniziando a sviluppare un interesse per il cinema visto come luogo da frequentare più che svagarsi che per prestare attenzione a quanto accadeva sullo schermo. Inoltre furono gli anni in cui il futuro regista mostrò il suo interesse per l’illustrazione: nell’agosto 1936, durante il campeggio a Verucchio, fece caricature di balilla moschettieri che verranno pubblicate con il titolo “Campeggisti 1936” sul numero unico La Diana dell’Opera Balilla di Rimini. Fu così che il gestore del cinema “Fulgor” iniziò a commissionargli ritratti di divi per promuovere le proprie proiezioni e che da inizio del 1938 il ragazzo vide pubblicate le sue vignette sulla Domenica del Corriere.

Quando nel 1939 Federico Fellini si trasferì a Roma lo fece, dunque, da disegnatore. Aveva già pubblicato sulle riviste fiorentine L’avventuroso e il 420, ma approdando nella capitale potè ambire al bisettimanale Marc’Aurelio, la testata umoristica più importante d’Italia. Ci collaboravano Cesare Zavattini, Age (Agenore Incrocci), Marcello Marchesi, Furio Scarpelli e molti altri. Per le sue pagine potè non solo realizzare vignette satiriche, ma anche immaginare vere e proprie rubriche.

Anche quando in seguito si affermò come regista, Fellini non abbandonò mai del tutto l’antica passione. Nel 1960, reduce dalle riprese de La dolce vita, su suggerimento dell’analista junghiano Ernest Bernhard si mise ad esempio ad annotare le sue visioni oniriche. Non a parole, però, ma impiegando il disegno. Sarebbe andato avanti per trent’anni, riempiendo centinaia di pagine, che possiamo vedere ne Il libro dei sogni (Rizzoli 2007).

Se il trasferimento a Roma, nel 1939, era avvenuto con il pretesto dell’iscrizione a Giurisprudenza subito abbandonato a favore della pubblicistica, ben presto la vita lavorativa di Fellini si aprì a una nuova prospettiva: quella di scrivere per altri. Frequentando gli ambienti dell’avanspettacolo dapprima fu autore di monologhi per Aldo Fabrizi e poi passò alle sceneggiature cinematografiche, proprio grazie all’entratura del comico romano. Si affermò in fretta, contribuendo anche a capolavori come Roma città aperta (1945) e Paisà (1946) di Roberto Rossellini, a cui lo legò una profonda amicizia. Come forte e duraturo fu il rapporto, iniziato sempre in quegli anni, con Tullio Pinelli. I due, lavorando in coppia, divennero molto richiesti, anche da registi importanti come Pietro Germi e Alberto Lattuada. Proprio quest’ultimo, prese il romagnolo al suo fianco firmando a quattro mani la regia di Luci del varietà (1950). Il film non fu fortunato, ma servì comunque a collocare il giovane in quel ruolo – regista – che sarebbe poi stato suo per tutta la vita.

Se oggi immaginiamo Fellini soprattutto dietro la macchina da presa, è opportuno ricordare che non abbandonò mai ideazione e scrittura. Al contrario, non c’è un film che non lo veda coinvolto su soggetto e sceneggiatura, o almeno su quest’ultima, per quanto variamente affiancato tra gli altri dal citato Pinelli, da Ennio Flaiano, da Bernardino Zapponi e da Tonino Guerra.

L’inizio degli anni Quaranta, però, non fu solo il periodo delle vignette e della sceneggiatura. Fu anche quello come autore di testi per la radio. E così nell’autunno del 1942 scrivendo i dialoghi dei due sventurati sposini Federico e Bianchina, detti Cico e Pallina, Fellini incontrò per la prima volta Giulietta Masina, che prestava la voce alla donna della coppia. Federico Fellini e Giulietta Masina si sposarono giovanissimi, il 30 ottobre 1943: avevano rispettivamente ventitrè e ventidue anni. Poco dopo la celebrazione delle nozze la Masina abortì in conseguenza di una caduta dalle scale, mentre nel marzo 1945 nacque Pier Federico, che tuttavia sopravvisse meno di due settimane. Non verranno altri figli per i due, ma un’intera vita insieme.

Il regista, tuttavia, subì il fascino di altre figure femminili, nel corso della sua vita, sia sul set sia al di fuori di esso. Si citano almeno la farmacista Anna Giovannini, la scrittrice Germaine Greer e le attrici Sandra Milo e Anita Ekberg.

Ma l’erotismo, per il regista, fu anche e soprattutto una parte importante del suo sentire, messa a frutto ad esempio in La dolce vita (1960), in 8 ½, (1963), in Il Casanova di Federico Fellini (1976) e in altri film ancora.

Nessuna delle figure femminili incontrate dal maestro riuscirà mai a prendere il posto di Giulietta Masina. La Gelsomina di Federico Fellini, protagonista de La Strada a fianco dell’attore Antony Quinn, fino all’ultimo film, Ginger e Fred, quasi un omaggio a loro stessi. Federico Fellini, divenuto ormai simbolo indiscusso del cinema italiano nel mondo, muore pochi mesi dopo l’Oscar alla carriera, nel 1993, e sarà seguito l’anno successivo da Giulietta. Ed entrambi, oggi, sono sepolti a Rimini insieme al figlio.

 

M.P.F.


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