Arte e dintorni
Maria Paola Forlani. Da Donatello a Riccio 
A nostra immagine. Scultura in terracotta del Rinascimento
18 Febbraio 2020
 

Un omaggio a una materia povera e fragile, la terracotta; un omaggio alla grande tradizione di plasticatori che hanno operato nel territorio diocesano (che tocca le province di Padova, Venezia, Vicenza, Treviso e Belluno), popolando chiese, sacelli, capitelli, conventi, abbazie, monasteri e dimore private di sculture delicatissime ma di grande pregio e segno di una devozione diffusa; un omaggio alla grande eredità di Donatello che ha favorito nuovi slanci e originali esiti artistici al Rinascimento padovano. La mostra “Da Donatello a Riccio. A nostra immagine. Sculture in terracotta del Rinascimento” rimarrà aperta fino al 2 giugno 2020 nelle Gallerie di Palazzo Vescovile di Padova (Museo diocesano).

Ventuno sculture in terracotta raccontano un’epoca, fanno respirare il clima delle botteghe artistiche padovane tra fine Quattrocento e primo Cinquecento, disegnano il panorama di una devozione popolare che si sofferma a meditare e pregare di fronte a manufatti che racchiudevano i grandi misteri della fede: dalla tenerezza materna di Maria, nelle numerose e diffuse Madonne con Bambino Pietà Compianto sul Cristo morto. La dolcezza di Maria che tiene in braccio il bimbo e il gioco di sguardi si scontra con il grido di dolore delle dolenti e con la tragica ma composta sofferenza di Maria che sostiene il Cristo morto, in un percorso che va dalla vita alla morte, dalla gioia al dolore, ma che racchiude il senso dell’umano e del divino che c’è nell’uomo: A nostra immagine, appunto.

La mostra del Museo diocesano di Padova, curata dal direttore del Museo Andrea Nante e dal conservatore Carlo Cavalli (Catalogo edito da Scripta edizioni), rappresenta una prestigiosa operazione culturale, indirizzata a una “categoria” di opere, quelle in terracotta, che proprio per la peculiarità del materiale – umile, fragile e facilmente distruttibile – rischia di non aver il giusto riconoscimento.

Come è tradizione nella storia del Museo diocesano di Padova – che durante questa esposizione celebra i suoi 20 anni di attività (2000-2020) – le mostre tematiche rappresentano spesso l’esito di importanti campagne di restauro e di studio, avviate insieme all’Ufficio diocesano Beni culturali, volte a recuperare un patrimonio artistico ricco e diffuso, e sostenuto dal progetto “Mi sta a cuore” che sensibilizza anche il privato e la società civile nella cura di questi capolavori.

In questo particolare caso, ben quattro opere in terracotta policroma sono state oggetto di recupero, studio e restauro, con approccio multidisciplinare.

Il valore della mostra A nostra immagine sta nelle parole del direttore del Museo diocesano e curatore Andrea Nante: «A Padova ha lavorato per anni Donatello, la sua bottega era proprio a ridosso della Basilica di Sant’Antonio, Donatello ha fatto scuola in città e dopo di lui altri artisti – Bellano, Giovanni De Fondulis, Andrea Riccio –arrivarono e diedero vita a capolavori in pietra, marmo, bronzo e terracotta. Lavorare a questa mostra ci ha permesso di recuperare storie che non conoscevamo, alcune ricche di aneddoti, altre che ancora ci incuriosiscono; di portare letteralmente alla luce alcuni “inediti”, una fra tutte la Madonna del monastero della Visitazione, la cui destinazione originaria è ancora avvolta nel mistero. E grazie alle ricerche avviate la mostra ci ha permesso, con l’aiuto di qualificati studiosi, di confermare alcune attribuzioni e anche di darne di nuove, come è il caso della Madonna che proviene dal Museo del Bargello di Firenze, finora ritenuta di Antonio di Chellino, che Francesco Cagliotti attribuisce ora a Pietro Lombardo».

La mostra presenta esempi della produzione artistica in terracotta, sviluppatasi particolarmente nell’area padana proprio per la facilità di recupero della materia prima, accanto ad alcune sculture in terracotta provenienti dal Museo del Louvre (una Madonna con Bambino di Donatello), dal Museo del Bargello e da collezioni private. Presente anche la copia in gesso dipinto della cosiddetta Madonna Borromeo, il cui originale, attribuito recentemente a Giovanni di Pisa, allievo di Donatello a Padova, dalla chiesa parrocchiale di Lissaro (Pd) è giunto dopo una serie di peripezie al Kimbell Museum di Forth Worth, in Texas.

Nell’occasione della mostra è possibile ammirare ricomposto il Compianto di Andrea Riccio, oggi diviso tra la chiesa padovana di San Caziano e i Musei Civici di Padova.

Esposti anche alcuni inediti, tra cui una Madonna con il Bambino, di Santa Chiara in età napoleonica, custodita fino a poco tempo fa nella clausura del Monastero della Visitazione di Padova, e ora restituita al suo aspetto originario dopo un importante restauro.

Per la prima volta vengono presentati, in una suggestiva istallazione, i frammenti superstiti di una Deposizione, gravemente danneggiata nel bombardamento della chiesa di San Benedetto a Padova dell’11 marzo 1944.

La Madonna col Bambino (Madonna Vettori) di Donato di Nicolò detto Donatello (Parigi, Museo du Louvre), capolavoro fulcro della mostra, è un’opera di devozione domestica ed è una delle più importanti e spettacolari tra le tante che furono realizzate da Donatello nell’arco di mezzo secolo, o almeno tra quelle che sono giunte sino a noi, in numero evidentemente ridotto.

 

M.P.F.


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