In tutta libertà
Gianfranco Cercone. “Tolo tolo” di Checco Zalone
16 Gennaio 2020
 

Nelle discussioni che a volte si animano intorno ai film che fanno ridere, si tende a confondere, a non distinguere abbastanza, due categorie di film in effetti diverse: i film comici e le commedie. Se i film comici sono costruiti di solito intorno a un personaggio centrale – il comico, appunto – e gli altri personaggi, e gli episodi in cui sono coinvolti, hanno scarsa consistenza, sono più che altro dei pretesti che consentono al comico di interpretare delle gag, di dire battute divertenti, nella commedia il racconto è più sviluppato, i personaggi possono essere psicologicamente più complessi; si ride, certo, ma non sempre, ed è tutt'altro che esclusa la presenza di elementi drammatici.

Ora, a quale categoria ascrivere l'ultimo film di Checco Zalone, Tolo tolo?

Il film in effetti è tutto costruito intorno al personaggio interpretato dallo stesso Zalone. Si tratta di un imprenditore pugliese fallito che, come ripiego, ha trovato lavoro come cameriere in un complesso turistico in Africa, senza tuttavia abbandonare la mentalità, i vezzi, le piccole manie, le velleità, di quell'imprenditore un po' cialtronesco che era.

È un tipo d'uomo corrotto fino al midollo, totalmente ignorante, egocentrico, maschilista, impermeabile alla realtà intorno a lui (nel senso che la sua coscienza è così fiacca che nemmeno tenta di comprenderla), fascista latente, colonialista in pectore, magari a suo modo generoso, ma nei limiti del paternalismo verso quei neri che ritiene inferiori a sé, anche se poi si sente intimidito dalla virilità che attribuisce a quegli uomini. Si tratta, insomma, di un cretino. E la caricatura che ne fa il film è senza indulgenza, senza veri chiaroscuri, e senza un riscatto, perché, malgrado le terribili disavventure a cui l'uomo andrà incontro – in seguito a una guerra civile dovrà abbandonare di corsa il villaggio turistico dove lavora, viaggiare per il deserto, finire prigioniero, e ritornare in Italia clandestino tra i clandestini – ebbene: lui resta, in fondo, perdutamente, uguale a se stesso, eternamente immaturo.

I personaggi intorno a lui, soprattutto i profughi, hanno invece i tratti della serietà, del coraggio, dell'amore per la cultura, dell'allegria intelligente e anche della bellezza fisica. A volte imbrogliano, ma con grazia; e se tradiscono lo fanno perché spinti dalla miseria, tormentati dal rimorso.

Ora, è evidente che questa contrapposizione tra le virtù dei neri e la deficienza dell'uomo bianco – almeno del protagonista – è elementare. Ma, a ben guardare, rientra nelle convenzioni di un film comico, in cui il personaggio centrale è un tipo, una maschera, e i personaggi di contorno non sono mai individui.

Semmai l'obiezione che si potrebbe muovere a Zalone è che un dramma collettivo, a volte una tragedia, come l'emigrazione, meglio sarebbe stato affrontato da un attore come lui attraverso una vera e propria commedia.

Si è a volte paragonato Zalone ad Alberto Sordi, per la popolarità che riscuote. Ebbene, i personaggi di Sordi, almeno i migliori, spesso protagonisti appunto di commedie, erano capaci anche di contraddizioni, di risvolti drammatici; non erano sempre, come in questo caso, una macchietta.

E in una commedia i personaggi dei profughi e le loro storie avrebbero potuto essere meglio approfondite, mentre qui restano soltanto abbozzate.

Ma va dato atto a Zalone del coraggio di avere affrontato, nella chiave comica che a lui evidentemente è congeniale, un tema come l'emigrazione, che si poteva presupporre impopolare; di aver rischiato di inimicarsi una parte del suo pubblico con prese di posizione politica nette, inequivocabili, per esempio contro il divieto agli sbarchi dei clandestini. E poi chi si sarebbe aspettato in un film di Zalone un omaggio a un grande film del passato, temo oggi sconosciuto ai più, come Mamma Roma di Pasolini?

Tolo tolo è un connubio abnorme, un po' incongruo, tra un film di denuncia e un film comico a volte trash, interessante a mio parere proprio per la sua singolarità.

 

Gianfranco Cercone

(Trascrizione della puntata di “Cinema e cinema”
trasmessa da Radio Radicale il 11 gennaio 2020
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QUI la scheda audio)


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