Diario di bordo
Linda Pasta. Narrazione: una parola pericolosamente trasversale
21 Novembre 2019
 

Da parecchi giorni – datare il fenomeno non è facile, ma si potrebbe, per esempio, dire dall’inizio del II Governo Conte – la parola NARRAZIONE è quasi un Karma di giornalisti e politici italiani, a qualsiasi fazione appartengano.

Tutti narrano accadimenti ed eventi, che ovviamente risentono di un’interpretazione personale che annega nei fatti la verità, e sempre determina danno ad altri. Il Narratore, si erge e cerca di individuare le cause degli eventi e di attribuirne sempre la responsabilità ad altri. Chi narra non cerca la redenzione e mai chi narra chiede scusa di ciò che è successo, anche se ne ha diretta obiettiva responsabilità. Il Narratore insinua o accusa. La narrazione della verità non esiste, perché non esiste chi può sintetizzare le varie versioni e far venire fuori un prodotto finale unico ed esplicativo dei fatti. La narrazione è di per sé, nei fatti, la negazione della verità!

Anche chi ascolta ha un’ottica che lo pone sempre in una posizione di contro-narratore: non vuole pensare che esista una verità diversa dalla propria e, a sua volta, narra gli eventi, così come la propria cultura sociale e politica lo spinge a fare.

Ma prendiamo per esempio in caso della ex Ilva. Quale italiano, di cultura media, è in grado di sintetizzare le narrazioni dei vari politici o dei giornalisti? Gli stessi, con l’atteggiamento di chi è depositario della verità, fanno lunghi discorsi raccontando la propria narrazione o meglio quella della loro cordata politica.

Ma nei fatti l’Ilva non esiste più e l’idea che la nuova azienda abbia comprato soltanto per poi buttare via il tutto, si fa via via strada.

Quali sono i cardini e le domande da porsi sull’argomento:

1. Nessuno può morire per garantire la possibilità di “campare” a sé e alla propria famiglia.

2. Lo scudo penale proposto può avere una sua logica per il passato, ma oggi è necessario decidere cosa fare delle persone che abitano nel Sito d’Interesse Nazionale (SIN)* di Taranto.

3. Quale Italiano medio vorrebbe che il proprio figlio possa andare a lavorare alla ex Ilva.

4. È atto dovuto che lo Stato intervenga.

5. Sono inaccettabili soluzioni quando le narrazioni sono così contraddittorie.

 

Quale potrebbe essere la narrazione di un cittadino di cultura media italiano sull’argomento?

Proviamo:

C’era una volta una grossa acciaieria in Puglia (sempre al Sud, dove altre opere dello Stato hanno distrutto baie di immensa bellezza, come Augusta e Gela), che aveva determinato malattie e premortalità nei suoi lavoratori e nelle persone che vivono nelle vicinanze. L’acciaieria fu messa in vendita e un grosso colosso multinazionale decise di acquistarla. I cittadini di Taranto si illusero che il progetto era quello di rilanciare e contemporaneamente di bonificare la produzione.

Dopo qualche mese si resero conto che il progetto non era proprio quello!

 

Immaginiamo di proiettare un film dove quattro personaggi si incontrano e raccontano la loro versione dei fatti: il Leghista, il 5 stelle: il PDiessino, il Cittadino medio.

Le prime tre versioni sono contrastanti, e non lasciano intravvedere assolutamente quale sia la verità; sono raccontate al Cittadino comune, mentre si aspetta che la vicenda si concluda. Come? Accettando lo scudo? Soldi? Processo?

Il Cittadino medio, il quarto e vero testimone dei fatti, elabora la sua personale versione, condivisa con la comunità e supportata dai dati pubblicati nel rapporto Ambiente e salute, che evidenzia, nel SIN di Taranto, eccessi di mortalità anche infantile.

La classe politica, qualunque ne sia l’appartenenza, ha determinato nei decenni questo scempio pericoloso per la salute dei lavoratori, ma volano industriale della nazione e principalmente delle regioni del nord, che utilizzano, con grande ricavo, il prodotto grezzo.

Sembra di vedere un film. Potrebbe essere citato Rashōmon, esempio culturale del potere della narrazione individuale e della impossibilità di conoscere la verità: si tratta della narrazione di quattro personaggi, di cui solo uno aveva assistito direttamente ad un delitto, (gli altri tre ne avevano notizie da altri). Volendo assegnare le parti come nel film, il Cittadino medio è colui che ha assistito direttamente. Gli altri fanno una mera narrazione di fatti riferiti. Ma, come nel film, la verità non verrà fuori perché l’unico che la conosce, il Cittadino medio, si rende conto di non essere in grado di farlo, contro le narrazioni degli altri tre attori.

Non ha neanche il ruolo concreto di potere proporre, per esempio, di mettere in atto l’evacuazione delle zone a maggiore rischio, mentre la ex Ilva sarà riattivata, perché nessuno dei politici al governo (i tre narratori che non corrono rischi personali e familiari), ritiene opportuna una proposta del genere: sarebbe come ammettere errori che sarebbero immediatamente rinfacciati e vicenda.

Può soltanto accettare la riapertura del mostro inquinante per potere “campare”, lui e la sua famiglia, ma mai per “vivere” degnamente nella Sua terra.

 

Linda Pasta

 

 

* SIN: aree contaminate molto estese classificate come pericolose dallo Stato italiano e che necessitano di interventi di bonifica del suolo, del sottosuolo e/o delle acque superficiali e sotterranee per evitare danni ambientali e sanitari.


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