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In libreria/ Marisa Cecchetti. “C̣ntame, nona” di Maria Antonia Maso Borso
31 Maggio 2019
 

Non conosco il dialetto veneto ma anche se non capisco qualche parola dei testi di Maria Antonia Maso Borso, il senso ed il messaggio delle sue poesie mi arriva chiaro. Insieme ad una musicalità straordinaria che il dialetto esalta, soprattutto se incomincio a leggere ad alta voce con la giusta cadenza.

Colpisce di lei la capacità di creare quadri di vita, sequenze di interni, momenti di storia del nostro Paese, attraverso le vicende personali del padre e della famiglia, e andando a ritroso, recuperare le figure dei nonni, quando si emigrava, e quella della madre rimasta orfana presto, al tempo in cui si disponeva di poche cose ma di tanto spirito di sacrificio e di passione per la vita: “A trèdaze ani a ti e to sorèla/ in afìdo i te dà/ l’armaron coa tendindìna/ poche strasse, un sol pàro/ de scarpe, de guanti e un capeo”.

Lei sa guardarsi da fuori di sé, con simpatia, aprendo a fasi trascorse e ormai chiuse, recuperate con sottile nostalgia nascosta dietro al sorriso, fasi che avvicina al presente ma senza amarezza al confronto. Anche se la casa ora è piccola, il terrazzo regala sole e canti di uccelli e di notte cieli stellati.

Il percorso degli anni alle spalle si intuisce molto lungo, tuttavia il presente non si svuota di valore, anzi è vissuto con curiosità e si trasforma in una costante ricerca della parola scritta. Si conoscono momenti del suo quotidiano, le sue domeniche alla Messa, il rapporto divertente con la furba collaboratrice domestica, le chiacchiere dalla parrucchiera, la depressione da combattere nei giorni di pioggia, la tenerezza con cui ricorda il marito che le chiedeva di farsi portatrice delle sue parole ai figli: “E ai tozi dìghe… dìghe… dìghe…”.

Ci racconta dei suoi rapporti con la moderna tecnologia, delle mode che cambiano, persino nelle vecchie osterie che hanno sposato la modernità. Colpisce i ladri e i disonesti che si ingrassano alle nostre spalle: chiara è la messa in discussione delle vuote parole dei potenti contro i quali l’elettore sembra essere passivo. Allora non rimane altro che scrivere una letterina a Dio Padre: “la to paze, chimera e utopia,/ la stassiona soi lavri dei potenti/ che tra difesa e ofesa/ no i ghe catà el drito/ e i volta le paròe e i comportamanti/ co fa vècie gabàne/ che no val un pìto”.

Non le piace il mondo matto “tuto inverigolà/ che no ghemo previsto” dove la libertà di ognuno è diventata mancanza di rispetto del limite.

La sua posizione critica verso una società che la delude sembra un po’ addolcirsi se avvicinata alla meraviglia davanti ad ogni manifestazione dell’esistenza e del Creato, davanti alla bellezza consolatoria degli elementi naturali, sempre, con la pioggia o con il sole: “Nel mentre che ciapàvo el soe sol terassinn/ go butà l’òcio in su:/ manipoli de ozeèi alti inbriàghi/ se rodolàva/ nea celeste frescura del matìn”.

L’età regala sincerità, scompare il senso di imbarazzo a esprimere idee e sentimenti, così può confessare anche i moti inattesi del cuore, risvegliato da un amore che la lascia stupita, quando lo credeva ormai addormentato: “Sarà duro spiegàr al bon San Piero/ sto mistero de amor fora stajòn/ poco vanti de ‘ndar al cimitero”.

Lei ci trasporta con ritmi melodiosi mai drammatici tuttavia struggenti, dove troviamo la quotidianità che si eleva a poesia, le persone care, i momenti importanti, ma anche quelli di dolore che tuttavia appartengono a tutti.

Fondamentalmente positiva, sente ancora vivo il desiderio di essere bella nascondendo i danni dell’età con “Na bòta de cremeta/ do colpi de penèo e spugnèta/ i ici potaciài de onbrèto verde”.

Ha imparato dalla famiglia – e ne ha fatto una regola di vita – che se si chiude una porta se ne apre un’altra: “Che a na porta serà n’altra se verze”. Mai arrendersi e fermarsi, bisogna andare “vanti senpre”. Perché ogni giorno porta nuove meraviglie, perché l’età avanzata niente toglie alla preziosità del nostro percorso, anzi! “Se inpàra col tempo/ a nassar de novo/ drio man che se scurta/ el conto dei dì”.

 

Marisa Cecchetti

 

 

Maria Antonia Maso Borso, Còntame, nona

Biblioteca dei Leoni, 2019, pp. 112, € 12,00


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