Lo scaffale di Tellus
Marisa Cecchetti. “Portogallo. The passenger” 
Per esploratori del mondo
28 Aprile 2019
 

The passenger

Per esploratori del mondo

Portogallo

Iperborea, 2019, pp. 192, € 19,50

 

Non è del tutto attendibile ancora il mito delle tre F su cui si baserebbe la cultura e l’economia del Portogallo: futebol, fado, Fatima, e non è vero che durante il regime di Salazar, l’Estado novo (1933-1974), sia stato favorito il calcio, in quanto Salazar fu contrario a questa pratica di massa, e non amava neppure il fado, la musica che esprime la saudade, la nostalgia per ciò che si è perso. Questo secondo una delle tante voci che raccontano il Portogallo, all’interno di questo nuovo progetto di Iperborea che continua a portarci in vari Paesi del mondo con inchieste e reportage, e ce li fa vedere e vivere.

In effetti altri fenomeni ora caratterizzano il Portogallo, che ha lasciato alle spalle la storia del suo grande impero, il decimo nella storia per estensione, Paese che vanta i nomi dei primi grandi esploratori, che ha subito la ferita della dittatura “chiusa, ottusa e bigotta, oltre che violenta”, di Salazar, finita con la Rivoluzione dei Garofani il 25 aprile del 1974.

Ora il Paese è considerato la migliore destinazione per il turismo e su questo si basa la sua fortuna. Gli stranieri, soprattutto francesi ed italiani, comprano le case del centro di Lisbona; ha un clima privilegiato e la più grande ricchezza rimane la sua relazione col mare. Ma soprattutto non conosce attentati terroristici né instabilità politica e sociale ed insieme all’Irlanda ed all’Islanda è il paese dove non c’è un partito nazionalista xenofobo. Senza dimenticare poi che vanta un calciatore di fama mondiale come Cristiano Ronaldo

La lingua portoghese, la sesta più parlata al mondo, rimane la sua risorsa culturale e identitaria: Fernando Pessoa diceva: “La mia patria è la mia lingua”, quella su cui si può fondare un impero dello spirito. Accanto a nomi indimenticabili come José Saramago si leggono i portoghesi delle colonie, come Luandino Vieira o Dulce Maria Cardoso, nati in Portogallo ma vissuti a lungo in Angola: il portoghese è la loro lingua, ora arricchita da apporti di una cultura lontana. Tuttavia l’indipendenza delle colonie ha impegnato fortemente il Paese e i retornados arrivati a centinaia di migliaia da Angola e Mozambico dal 1975, hanno rappresentato un problema enorme, prima di giungere alla integrazione.

Dagli anni ’80 è cambiato il volto del Paese: il progetto Erasmus ha chiamato molti giovani; Lisbona ha visto fiorire il centro di startup nel cuore della Baixa; la nuova musica africana e la musica dance adesso animano le notti - il pop ha integrato il multiculturalismo - realizzando la popolarità di nuovi artisti, musicisti, cantanti di fado, tutti portoghesi venuti dalle colonie. Il Portogallo è diventato “un luogo tollerante, inclusivo, che ispira e incentiva la diversità e la mescolanza”.

Il governo socialdemocratico, la cosiddetta Geringonca, “ha raggiunto gli obiettivi imposti dall’Unione europea, con una politica sociale che ha permesso di salvare pensioni, misure sociali e aiuti alle classi più svantaggiate, migliorando così il potere d’acquisto della classe media”. Comunque rimangono vulnerabilità e momenti di difficoltà - questi soprattutto dovuti ai terribili incendi che devastano continuamente l’interno, il più terribile quello del 2017.

Nei confronti della droga che ha colpito duramente negli anni ottanta, si sono fatti interventi coraggiosi nel 2001 quando il Paese è stato il primo a “decriminalizzare completamente il consumo di sostanze illecite”. Da allora il numero di overdose, di infezioni da Hiv e reati legati alla droga è drasticamente diminuito. Infatti, anche se può sembrare un percorso con obiettivi utopistici, “invece che essere arrestato, chi viene fermato in possesso di droga per uso personale riceve un richiamo o una piccola multa, oppure viene mandato a fare una chiacchierata con la commissione locale di dissuasione”.

La crisi del 2008 ha portato tuttavia molti portoghesi a cercare la via dell’Angola, la ex colonia, e purtroppo a vivere laggiù in un clima di diffidenza verso bianchi e mulatti, nel ricordo delle cicatrici del passato. La mafia è arrivata alla foce del Tago inserendosi nella raccolta delle vongole, dove si raschia illecitamente il letto del fiume facendo riemergere sostanze tossiche, in un ripetersi di inseguimenti notturni da parte della polizia contro sommozzatori improvvisati dell’Europa dell’est.

Ma la costa offre un’apertura mozzafiato sulle onde dell’Atlantico, un villaggio di pescatori tra Lisbona e Coimbra vanta le onde più grandi del mondo e richiama i più grandi surfisti. E se si vuole provare l’emozione di vivere nel passato, basta andare nelle terre montuose del Barroso, sul confine nordorientale con la Spagna, dove si praticano allevamento e agricoltura e dove sopravvivono ancora antiche tradizioni che coinvolgono e uniscono le comunità locali.

 

Marisa Cecchetti


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