Cosa bolle in culdera
“Codice a simboli” per i formaggi valtellinesi 
Una sorta di “codice a barre” perché il consumatore sappia subito di che formaggio si tratta
15 Gennaio 2007
 

Sia in alpeggio che in latteria mi capita, per necessità tecniche occasionali, di produrre dei formaggi molli quadrati che chiamo “taleggi” ma che neanche lontanamente assomigliano al classico Taleggio della Valsassina (siccome questo è stato detto da una valsassinese di Premana, ho accettato la critica…). Uno di questi formaggi quadrati l’ho venduto al signor Ezio, il quale dopo averlo mangiato mi ha detto che, essendo un formaggio grasso, non poteva più acquistarne dato che ha il colesterolo alto. È stato inutile spiegargli che, pur essendo molle, in realtà era un formaggio semigrasso. Il cliente insomma, ha confuso l’aspetto con il contenuto.

Allora mi sono chiesto se, oltre al numero progressivo e al mese di produzione, non fosse necessario “inventare” qualche sistema per far riconoscere immediatamente al consumatore, che tipo di formaggio ha davanti e aiutarlo nella scelta salutistica e/o “dietetica”.

Oramai per verificare l’autenticità di qualsiasi prodotto occorre conoscerne la tracciabilità e la rintracciabilità. Due concetti intuitivi, ma difficili da spiegare: il primo sta a significare il percorso che ha fatto quel tal prodotto, il secondo la stessa cosa, ma a ritroso. Per capirci: se ad un bambino dopo aver mangiato un pezzo di formaggio acquistato al supermercato gli viene il mal di pancia, l’autorità competente leggendo le informazioni contenute in etichetta, risalirà al produttore e farà le opportune indagini. Il codice a barre impresso su qualsiasi “scatola” sottostà, praticamente a queste due opzioni. Ma sui formaggi d’alpe per ora questo strumento internazionale non è ancora usato…

Ecco perché occorre fare qualcosa per il cittadino, consumatore di questi prodotti. Ad esempio per il formaggio Grasso d’alpe, io metto sopra al numero del mese di produzione, che già è posizionato sopra il numero progressivo della forma, uno zero. Per quello Semigrasso, metto un trattino. Per quello Magro, niente. Per il formaggio Grasso contenente latte di capra, metto due zeri. Per il Semigrasso contenente latte di capra, metto due trattini. Per il Magro contenente latte di capra (se mettiamo solo 1/3 di latte intero di latte di capra, possiamo ancora definirlo “magro”?), metto un trattino, ma sotto i numeri obbligatori per legge. Semplice, no? Se non vogliamo, ingarbugliare ancora di più la faccenda, si potrebbe usare questo semplice sistema, solo per i formaggi di montagna che non hanno la DOP. E quindi per tutti i formaggi di montagna prodotti nell’Unione Europea.

E se vi sembra che con questo sistema si faccia confusione con il codice a barre, usiamolo almeno nelle nostre Valli. Il tempo che è galantuomo, il consumatore, il mercato, ci diranno se è stata un’idea buona.

Dalla foto, mi sapete dire che tipo di formaggio stareste …pregustando?

 

Alfredo Mazzoni


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