Arte e dintorni
Alberto Figliolia. “Picasso Metamorfosi” a Milano, Palazzo Reale
La Femme au jardin [La donna in giardino], primavera 1930 (RMN-Grand Palais - Succession Picasso)
La Femme au jardin [La donna in giardino], primavera 1930 (RMN-Grand Palais - Succession Picasso) 
21 Novembre 2018
 

Come Mida trasformava tutto in oro, tutto ciò che [Picasso] tocca lo fa proprio e lo trasforma in arte. (Paul Fierens, 1932)

Sarebbe interessante fissare in modo fotografico, non gli stati di un dipinto, ma le sue metamorfosi. Forse si scoprirebbe attraverso quale strada un cervello s'incammina verso la concretizzazione del suo sogno. (Pablo Picasso)

 

 

La multiforme provocatoria stupefacente contemporaneità dell'arte picassiana a confronto con i moduli dell'arte antica. Perché in effetti l'arte del genio di Malaga si è nutrita non solo delle più varie suggestioni e intuizioni del mondo da lui vissuto (e con il suo contributo ri-creato), bensì molto deve allo studio di quel che il passato ha proposto di più nobile e bello. Picasso è un classico, lo è sempre stato, checché ne paia o se ne possa dire.

Picasso Metamorfosi” al Palazzo Reale di Milano è una mostra, da tale punto di vista, sensazionale ed esaustiva. Accostamenti solo in apparenza arditi, invero assolutamente coerenti. La “tensione erotica” della statuaria greca, la perfezione estetica di quei corpi di marmo, l'approccio e la percezione panica sono similari a ciò che traspare negli innumerevoli “baci” picassiani, nelle torsioni e disfacimenti e ricomposizioni delle sue membra, nei sogni e nelle visioni suscitate da una mente quanto mai fervida. Ieratico e vitalistico, fra pulsioni, raccolta meditazione ed elaborazione intellettuale.

È un trionfo di esseri ibridi (e brividi), di figure e figurazioni mitologiche – centauri, fauni, Arianna e il Minotauro (Se tutte le parti della mia vita potessero essere rappresentate come punti su una mappa e unite con una linea, il risultato sarebbe la figura del Minotauro, Paulus Picassius dixit Anno Domini 1935): dolente, quest'ultimo, e potente, malinconico e selvaggio – di temi, per l'appunto, da Metamorfosi (anche in senso ovidiano) e archetipi, incessantemente riesplorati e declinati nelle più varie forme e con i più diversi mezzi espressivi: pittura, disegno, stampa, scultura, ceramica. Virtuosistico e materico.

Le circa 200 opere (fra picassiane e altre), provenienti dal Musée Picasso di Parigi e da altre importantissime istituzioni museali d'Europa, sono suddivise in 6 sezioni: Mitologia del bacio-Ingres, Rodin, Picasso (un confronto anche con il meno antico), Arianna tra Minotauro e Fauno, Alla Fonte dell'Antico-Il Louvre, Il Louvre di Picasso: tra greci, etruschi e iberici, Antropologia dell'antico, L'antichità delle metamorfosi.

Si trascorre così dallo splendido L'abbraccio (26 settembre 1970), un olio su tela dalla meravigliosa azzurrina “disarmonia”, in realtà un magico intreccio di nudo, alle incredibili stampe Marie-Therese sogna metamorfosi: lei e lo scultore bevono con un giovane attore greco che interpreta il ruolo del Minotauro (18 giugno 1933-fine 1934), Ragazzo pensieroso veglia su una donna che dorme al lume di una candela (18 novembre 1934) e Maria Teresa come vestale, veglia sul Minotauro dormiente (18 maggio 1933), lavori in cui, oltre alle atmosfere visionarie e “surreali”, si può ammirare l'infinita valentia tecnica di Pablo. E ancora l'esemplare Busto di donna del 1931, in cemento, l'incompiuto, dagli stilemi quasi pompeiani, Il pittore e la modella (estate 1914), la Testa di uomo barbuto (1938, olio su tela), la Testa di fauno a spirale (16 ottobre 1946, pittura oleoresina e carbone su carta grigia, ossidata). Nel frattempo, inframmezzati, si possono osservare con raro stupore i “modelli” greci e romani: mosaici, affreschi, statue e statuette votive, terrecotte, vasi, coppe e anfore, eterna fonte di ispirazione per il grande malagueño.

D'immane impatto sono La donna in giardino (primavera 1930), scultura da riciclo, di ferro saldato e dipinta in bianco a simulare il marmo in un vorticoso e ironico “gioco”, e la serie, in bronzo, de I Bagnanti (fonte ispirativa gli ex voto di bronzo iberici di cui l'artista era collezionista), le cui stesse ombre sembrano prendere/farsi corpo.

Impossibile procedere a una mera elencazione di tanti assortiti capolavori. L'effetto è felicemente straniante. E riempitivo. Si esce dall'esposizione con l'anima colma di bello (e di nuove idee).

In conclusione, la parola al magnifico artefice e faber, autentico demiurgo... Dopo tutto, si può soltanto lavorare contro. Anche contro se stessi. È molto importante. La maggior parte dei pittori fabbrica uno stampo per le torte, e poi fa le torte. Sempre le stesse torte. Sono molto contenti. Un pittore non deve mai fare quello che la gente si aspetta da lui. Il peggior nemico di un pittore è lo stile. E... Perché amo la mia Vergine preistorica? Perché nessuno sa niente di lei. La magia, ecco! Anch'io faccio della magia!

Magia, sì... la parola giusta per l'opera di Pablo Picasso.

 

Alberto Figliolia

 

 

Picasso Metamorfosi, a cura di Pascale Picard. Mostra promossa e prodotta da Comune di Milano, Palazzo Reale e MondoMostre Skira. Fino al 17 febbraio 2019. Palazzo Reale di Milano, Piazza Duomo 12, Milano.Orari: lun 14,30-19,30; mar, mer, ven e dom 9,30-19,30; gio e sab 9,30-22,30.

Info: www.palazzorealemilano.it, www.mostrapicassomilano.it; prenotazioni: tel. 02 92897755 (singoli) e 02 92897793 (gruppi), e-mail mondomostreskira-gruppi.vivaticket.it.
Catalogo Skira Editore: pp. 296, euro 39 (in mostra).


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