Dialogo Tf
Giuseppina Rando. Senilità 
A libro aperto: pensieri peregrini a sera… - 15
15 Ottobre 2018
 

«[…] i vecchi sono degli esseri umani?

A giudicare dal modo con cui sono trattati nella nostra società, è lecito dubitarne. Per questa società, essi non hanno le stesse esigenze e gli stessi diritti degli altri membri della collettività: a loro si rifiuta anche il minimo necessario. Gli anziani vengono deliberatamente condannati alla miseria, ai tuguri, alle malattie, alla disperazione».1

Così scriveva Simone de Beauvoir, dando una visione alquanto negativa della condizione degli anziani. In realtà non è proprio come asserito dalla scrittrice francese anche se oggi, nei confronti degli anziani, spesso prevale l’indifferenza anche da parte di figli e nipoti e non di rado chi ha raggiunto una certa età viene considerato “un essere inutile” o, molto superficialmente, persona poco interessata alla vita. Visione questa, ovviamente, soggettiva e limitata.

Pure le previsioni sociologiche ed economiche di oggi delineano scenari preoccupanti. Realisticamente c’è una fisicità segnata qualche volta dalla malattia e dal decadimento, che comunque porta sempre segni di vita.

Non bisogna dimenticare tuttavia che tante volte il pensionamento è vissuto dal soggetto come rinascita o liberazione, come l’occasione di prendersi finalmente il tempo di vivere, di prendersi il proprio tempo e, in conseguenza, la senilità viene vissuta come un’età in cui il tempo si dilata...

In un articolo pubblicato da una rivista medica divulgativa si legge:

Nella gioventù si impara, nella vecchiaia si comincia a capire.

Diventare anziani significa diventare capaci di vedere.

Il valore delle cose e dell’uomo si può valutare quando si diventa anziani…

La riflessione è desunta da un’opera della scrittrice austriaca Ebner Eschenbach (1830-1916) educata fin dalla giovinezza al gusto dei classici, rimasta sempre al di fuori e al disopra di tutti i cenacoli letterari, ma che seppe osservare con naturalezza le realtà e descriverla con stile.

Durante la terza età, moralmente e fisicamente sana, secondo la Eschenbach tre sono i verbi che dovrebbero contrassegnare i propri giorni: capire, vedere, valutare.

Si dovrebbe essere capaci di andare oltre la superficie della realtà per penetrarne il senso; si dovrebbe essere affascinati più dal valore che dal prezzo delle cose e si dovrebbe essere più riflessivi e comprensivi.

Un rimando, per alcuni aspetti, al De senectute di Cicerone che avvertiva:

Chi non abbia dentro di sé risorse per vivere bene e felice, subisce il peso di tutte le età; chi invece trae da se stesso ogni bene non può considerare un male quel che necessità di natura impone. Ogni età ha un suo fascino continua Cicerone alla leggerezza… dell’età che sorge, seguirà la saggezza dell’età che tramonta.

L’età matura, quindi, non dovrebbe essere vissuta come una come ingiustizia, come assurdità, fonte di paura e di angoscia, ma preparata con scelte, atteggiamenti e stili. Se non se ne parla, se non la si evoca – scrive il saggista Enzo Bianchi si finisce per rimuoverla e si compromette …la naturalità della vecchiaia, perché non la si conosce più; invece bisogna saper trovare il coraggio di affrontare un’avventura che ha dell’inedito, ma che è sempre una tappa della vita. Nessun eroismo, ma il coraggio è una forza interiore per un cammino che è il penultimo, prima del passaggio a un’altra riva.2

 

Giuseppina Rando

 

 

1 Simone de Beauvoir, La terza età, Einaudi, 2002.

2 Enzo Bianchi, La vita e i giorni. Sulla vecchiaia, Ed. Il Mulino, 2018.


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