Il sangue del cordone ombelicale salva la vita... ma negli Usa! 
Urgente in Italia la conservazione autologa anche nelle banche private
10 Gennaio 2007
 

 

Una bambina americana di sette anni affetta da leucemia è salva grazie al sangue del proprio cordone ombelicale. Ne riferisce Journal Pediatrics. La storia incomincia con i suoi genitori che hanno l'accortezza e la possibilità di far custodire il sangue cordonale in una banca privata di cellule staminali.(1)

In Italia quella bambina avrebbe molte difficoltà. La legislazione italiana infatti vieta l'istituzione di banche per la conservazione del sangue del cordone ombelicale per uso autologo presso strutture sanitarie private, consentendone, invece, la donazione e la conservazione soltanto in strutture pubbliche. La donna che vuole conservare il proprio cordone ombelicale in una banca privata può farlo soltanto all'estero, previa autorizzazione del Centro Nazionale dei Trapianti, ente dipendente dal ministero della Salute. Una procedura complicata e lunga, oltre che costosa.

Quanto accaduto alla nostra bambina americana, inoltre, è la risposta a tutti coloro che sostengono l'inutilità della conservazione autologa, in quanto i casi in cui il sangue potrebbe servire a se stessi, sono pochi rispetto ai casi in cui serve per altre persone.

Mi sembra evidente la necessità di intervenire sulla materia a partire dall'unica proposta di legge esistente,(2) depositata da me e sottoscritta da deputati di vari gruppi (Marco Beltrandi, Dorina Bianchi, Daniele Capezzone, Sandra Cioffi, Cinzia Dato, Sergio D'Elia, Tana De Zulueta, Daniela Dioguardi, Daniela Garnero Santanché, Bruno Mellano, Chiara Moroni, Maurizio Turco), che ha come obiettivo quello di permettere a tutte le donne di poter conservare per sé, per i propri congiunti o per chi ne abbia necessità il sangue del proprio cordone ombelicale per scopi terapeutici, clinici o di ricerca. Di fronte alla salute e alla vita di un bambino mi pare davvero questione da affrontare con urgenza.

 

Donatella Poretti

 

 

(1) Qualche dettaglio in più sulla bambina: quando la bambina ha tre anni le viene diagnosticata una leucemia linfoblastica acuta. La sottopongono alla chemioterapia e il male regredisce rapidamente. Ma dieci mesi dopo il cancro torna a manifestarsi, e questa volta si propaga alla colonna. Considerata la situazione, i medici optano per un trapianto di midollo osseo, solo che nessuno dei familiari risulta compatibile. Allora decidono di trapiantare il sangue del cordone ombelicale della bimba, che era stato congelato nel 1999 e conservato in una struttura privata, non prima però di averlo analizzato per accertarsi che non contenga cellule cancerogene. La bambina inizia a stare meglio, e a distanza di tre anni la sua qualità di vita appare superiore a quella che avrebbe avuto dal trapianto delle cellule staminali di un donatore. Gli specialisti dell'Advocate Hope Children's Hospital di Oak Lawn, che l'hanno in cura, ritengono che ci siano buone probabilità che quel trattamento le abbia salvato la vita. L'oncologo pediatrico dell'ospedale, Amnar Hayani, ha puntualizzato che «si è registrata un'importante remissione del quadro clinico» e ha concluso che «la bambina ha un'eccellente chance di cura».

(2) Il testo della proposta di legge.


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