La Passione per gli angeli... ribelli: Robertson Davies
10 Gennaio 2007
 
Cari amici, son tornata! Dalle vacanze natalizie; le mie (come i più attenti avran notato, vista la mia assenza dal web...) sono sempre assai poco tecnologiche, ma in compenso - permettetemi - dense di letture. E questa volta voglio dirvi di un autore fantastico, che manco a dirlo in Italia non mi pare molto conosciuto: Robertson Davies.
Canadese, nato nel 1913 e morto nel 1995, è stato considerato in patria il maggior scrittore. Nei suoi poderosi romanzi - tra cui due trilogie, suoi capolavori secondo la critica - accanto a trame appassionanti e a personaggi indimenticabili, troviamo continui rimandi e citazioni, ma non inframmezzate alla vicenda come elencazioni aride del proprio sapere, bensì come un tuttuno col romanzo stesso, a costituirne il tessuto ed arricchire così di altri livelli la narrazione.
L'autore possiede uno stile chiaro e godibilissimo, i dialoghi sono spesso serrati e di un'ironia sopraffina, difficilmente riscontrabile.
Davvero entusiasmante questo tipo, insolito, di lettura: ve lo consiglio. E per darvene un assaggio vi presento con poche righe Gli Angeli ribelli del 1981 (pubblicato nel 1993 da Guanda). Vi si narrano le alterne vicende di un gruppo di accademici, intenti a valutare e catalogare il lascito di un importante collezionista d'arte. C'è di mezzo un manoscritto di Rabelais che tutti, per motivi diversi, vorrebbero. Disquisizioni filosofiche, quindi, ma il "movimento" è dato dalla tipologia caratteriale di uno di questi dotti professori, infine molto più umani di quel che si immagini, cioè il conturbante, diabolico, lo scettico, John Parlabane, ex professore, ex frate (scappato dal convento) con idee tutte particolari sulla vita e sul sapere. Sarà lui a gettare lo scompiglio, a intorbidire le certezze, in fondo anche ad insegnar qualcosa di utile a ognuno degli altri protagonisti. Tutti resteranno coinvolti, da Clement Hollier, studioso medievalista e paleopsicologo, a Simon Darcourt, sacerdote anglicano, a Maria Magdalena Theotoky, ricercatrice universitaria dalle origini zigane, in grado di affascinare tutti e costretta a sorbirsi Parlabane.
Non aggiungo altro, lasciandovi però un esempio di questa scrittura, dapprima in un dialogo scherzoso (una prossima volta in un un altro, erudito):
 
(Parlabane a Maria, da lui chiamata Molly): « – No, non posso giurarti che questa volta non mi sbronzerò. Ma perché deplori tanto l'ebrietà, questa piacevole elevazione dello spirito?
– Perché di solito non è affatto piacevole. È rumorosa, fastidiosa e fa voltare la gente.
– Che mentalità borghese! Mi sarei atteso di meglio da una dotta rabelaisiana come te. Pensavo che la tua cultura ti avesse emancipata da certi meschini pregiudizi e che Rabelais ti avesse insegnato ad essere più liberale. Sbronzati anche tu, così non ti accorgerai che il volgo ci guarda.
– Detesto le sbronze. Ne ho viste troppe.
– Davvero? Questa sì che è una rivelazione - la prima che ricevo da te, Molly. Sei una ragazza terribilmente riservata.
– Sì, è vero.
– Ma questo è disumano, e probabilmente nocivo. Sbottonati un po', Molly. Raccontami la storia della tua vita.
– Mi pareva d'aver capito che lei mi avrebbe raccontato la sua. E poi mi sembra giusto. Io le offro la cena, e lei mi intrattiene.
– Già, ma non posso parlare a un'ombra.
– Io non sono un'ombra, e ho un'ottima memoria per tutto quanto sento - molto più, in verità, che per quel che leggo.
– Questo è interessante. Farebbe pensare a un retroterra contadino.
– Tutti abbiamo un retroterra contadino, se cerchiamo nella direzione giusta. Comunque detesto parlare in un posto così rumoroso.
– Be’, sei tu che mi hai portato qui. L'Abbuffata, una bettola per studenti.
– È un più che dignitoso ristorante italiano. E poi si mangia abbastanza bene, per quel che si spende.
– Maria, questa è davvero grossa! Inviti a cena un poveraccio, un pover'uomo senza un soldo e poi gli dici in faccia che è un posto a buon mercato, ammettendo implicitamente che potresti spendere di più, ma che hai pensato che non ne valesse la pena. E'una mancanza di tatto che non mi sarei mai atteso da una signora. E infatti tu non sei altro che una zotica saccente.
– Può darsi. Ma non creda di potermi adescare con gli insulti, Parlatane.
– Padre John, se non ti dispiace. Maledizione! Perché sei sempre sulla difensiva? E poi, che cosa intendi esattamente per adescare? Attirare con l'inganno, circuire, sedurre, violentare, deflorare? La bestia con due schiene, come la chiama il tuo beneamato Rabelais?
– Oh, la pianti. Mi sembra di sentire Urky McVarish. Non c'è uomo che non sia proprio analfabeta che non vada cercando nella traduzione inglese di Rabelais qualche parola sconcia inusitata per ripeterla davanti alle signore e farle sussultare. E per questo si sente un vero demonio. Una cosa che mi dà un rabelaisiano voltastomaco, se proprio vuole saperlo. Sì, voi uomini cercate sempre di metterci in qualche modo in imbarazzo, e quindi in posizione di svantaggio, e questa è una forma di prevaricazione maschilista, una prepotenza che io non tollero.
– Mi hai ferito a sangue, Maria».
 
Allora, che ne dite, naviganti corneriani?
CIAO da Frances

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