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Maria Lanciotti. SpirAli – Appunti per un vissuto 
Anni Ottanta/Novanta – 3
Foto di Elisabetta Andreoli
Foto di Elisabetta Andreoli 
27 Febbraio 2018
 

VI

Noi: eterni Caini assetati di dolcezza.

 

Cemento nell’aria e parole vane. Bimbi spauriti respirano polvere e sconcerto. (Nido, bocche premurose colme di cibo. Trillano i cardellini).

 

Catene di pensiero cingono un cielo chiuso.

 

(Fermo il pendolo. Vivere dell’attimo che fa eterno l’amore).

 

Carne viva non sanguina, non geme: si rigenera alla sua stessa fonte di dolore.

 

Linee impazzite la mente interroga, ignorando giochi di luce rivelatori. Si apre e chiude il cerchio all’infinito.

 

Si cerca vita aliena, in embrione o già estinta. Lacerare l’ignoto in cerca del passato o del futuro? O di quella scintilla che accese l’intelletto?

 

Riprendere il viaggio: il rosso d’un papavero è già casa.

 

 

VII

Inoltrarsi in nuove sfere dove non brilla acciaio. Frangia di seta – o brezza, o pizzicato lontano di chitarra – risveglia sensi ottenebrati.

 

Si tende il pensiero in lunghe onde, che il latente furore appena increspa. (Occhi di bimba a scrutare brucianti tra le sbarre, mani di donna a sbriciolarne il ferro).

 

Opacità vischiosa. Rimbomba il mio stesso silenzio.

 

Qui, tra il verde e l’infinito per cui lottai, non corro, non volo. Anzi, più non cammino! Libertà: simulacro di gesso e non sostanza viva?

 

Nell’illusorio possesso, Libertà, ti perdo? Ché l’aria non si stringe fra le mani, il pensiero non si serra tra i confini.

 

Libertà: sei in questo mio anelarti, cercarti senza fine?

 

Vano, l’aver rimosso sbarre per trovarti. Ché non nell’isola ti trovo, Libertà, ma nella dipendenza in armonia.

 

 

VIII

Il tempo non si estende, risucchiato dal suo stesso vortice. Tempo verticale, s’inabissa e risale cercando sbocco tra infinite bocche di vulcani.

 

Notturno. S’inerpica l’anima sui picchi ubriaca d’azzurro (e non coglie il nontiscordardimé lungo ruscelli e fossati).

 

(Guancia di bimba lieve sulla mia: lieve, lieve).

 

Chiesola scavata nel tufo, un altare sulla terra brulla. A cuore nudo ricerco una preghiera. Folate di rapide visioni, legata a un filo che senza posa secerne cattedrali e radure.

 

(Cime immacolate dove immutabile trovo l’orma del tuo passo).

 

E ti ritrovo, isola di luce, rossa mareggiata. (Il tuo nome e il mio incisi nella lava).

 

Maria Lanciotti


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