Cosa bolle in culdera
Domodossola. La zootecnia di montagna è al centro di Agri-Cultura Fest 
Le risposte che la redazione di “Qualeformaggio” attende dall'Assessore regionale Giorgio Ferrero
05 Settembre 2017
 

Prende il nome di “Agri-Cultura Fest” un appuntamento in programma a Domodossola domenica 10 settembre, che – pur essendo alla sua prima edizione – già si prevede ricco di contenuti interessanti, tanto per i consumatori consapevoli, quanto per gli allevatori e i tecnici dediti alle pratiche estensive.

L’evento, che si terrà presso l’Agriturismo “La Tensa”, in collaborazione con Slow Food Verbano Cusio Ossola, l’associazione Amici di Vallesone e la Apao (Associazione Produttori Agricoli Ossolani), sarà articolato in un programma assai ricco – consultabile nella locandina qui riprodotta – in cui ai momenti di divulgazione si alterneranno le degustazioni di prodotti tipici territoriali (a pagamento), tutti caratterizzati da diversi e rilevanti pregi: organolettici, nutrizionali ed eco-ambientali, originando essi da contesti di agricoltura e zootecnia di tradizione, recuperati o mantenuti strenuamente sino al giorno d’oggi.

Tra tutte le attività previste emergono i due incontri sui temi “Il melo: impianti moderni o vecchie varietà? Idee a confronto” (presso il meleto di Vallesone, ore 11), ma soprattutto, per i nostri lettori, “Quale allevamento per la montagna?”, con il contributo del professor Luca Maria Battaglin, ordinario di Scienze e Tecnologie animali presso il Dipartimento di Scienze Agrarie Forestali e Alimentari (DISAFA) dell’Università degli Studi di Torino (sala conferenze “La Tensa”, ore 14), che tratterà della zootecnia alpina e della sua importanza da molte e diverse prospettive, tutte interconnesse tra loro. Dalla difesa delle razze rustiche locali alla biodiversità zootecnica e botanica, al presidio e alla conservazione dei territori montani grazie alle buone pratiche agro-silvo-pastorali.

 

Bruna Alpina Originale: una razza dimenticata dalla politica piemontese?

La partecipazione all'evento di alcune aziende che hanno nel mantenimento delle razze locali un fondamento della propria attività porterà stimoli utili alla discussione e – ce lo auguriamo – potrebbe dare risalto ad alcune mancanze della recente politica agricola regionale, se si pensa, ad esempio, che nel solo Piemonte gli allevatori di razza bovina Bruna Alpina Originale (una notizia da noi raccolta su Facebook e verificata con gli allevatori interessati) non sono riusciti ad accedere ai premi comunitari relativi alla Misura 10.1.8, erogati dall’Unione Europea e ottenuti all'inizio di questo anno dagli allevatori di OB (Originale Bruna) del resto d’Italia.

Si badi bene: non si parla di elemosine ma di 400€ per capo moltiplicati per cinque anni. Vale a dire di risorse senza le quali aziende già sfavorite da diverse condizioni produttive (razze non particolarmente produttive, maggiori costi nel produrre in montagna, maggiori difficoltà nello sbocco sul mercato) saranno ulteriormente penalizzate, nell’economia e nel morale.

 

In attesa di una risposta dell’assessore Ferrero

Chissà, forse a Domodossola ancora una volta tutto scorrerà in maniera pacata e tranquilla, forse nessuno punterà il dito contro nessuno. E se qualcuno lo dovesse fare, forse i cronisti locali – sempre che siano presenti – non daranno peso alla questione, anche se la domanda dovrebbe scaturire spontanea, e stentorea, dopo una minima ricostruzione dei fatti: dov’erano i responsabili dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte quando nello scorso febbraio a Trento i loro colleghi dell’arco alpino, su iniziativa dell’assessore lombardo Gianni Fava, si riunivano per concertare le azioni di sostegno agli allevatori di OB? Perché l’Assessorato Agricolo piemontese non hanno fatto nulla per permettere ai propri allevatori di accedere ai fondi che Bruxelles aveva reso disponibili?

Quesiti che, si spera, verranno lanciati a margine di questo e di altri incontri che si terranno in regione sui temi dell’allevamento di qualità, e a cui l’assessore Giorgio Ferrero è ora chiamato a rispondere. Dove eravate quando altri assessorati ottenevano quesi premi comunitari? Perché non avete partecipato a quella riunione? Come volete rimediare adesso per aiutare i vostri allevatori?

Questioni su cui l’attuale numero uno dell'agricoltura piemontese farebbe bene ad argomentare, se non il 10 settembre a Domodossola, non oltre il prossimo Cheese 2017, evento in cui i riflettori della stampa mondiale si accenderanno sulla cittadina di Bra, portando l’operato di molti, nel bene e nel male, ben oltre la ribalta nazionale.

 

Qualeformaggio

(4 settembre 2017)


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