Lo scaffale di Tellus
Gordiano Lupi. È vero che il giorno sapeva di sporco: il Claudio Lolli di Mario Bonanno
01 Aprile 2017
 

Mario Bonanno

È vero che il giorno sapeva di sporco

Stampa Alternativa, pp. 110, € 14

 

Mario Bonanno è uno dei maggiori esperti di cantautori del nostro paese, oltre tutto scrive in un italiano popolare, corretto, agile e snello – cosa non scontata per un critico – e rende fruibile a tutti il suo vasto sapere. Dote non di poco conto, per me che ho fatto dello stile popolare una religione, con buona pace degli snob e di chi vive perennemente con la puzza sotto il naso.

Non è il primo libro che Stampa Alternativa dedica a Claudio Lolli, perché in catalogo – e nella mia biblioteca – ce n’è un altro con CD musicale allegato, che ricordo presentato in una stalla a Pitigliano, in puro stile Baraghini, durante un Festival della Letteratura Resistente, ovvero degli editori veri che ancora fanno libri e non li vendono in Autogrill insieme alla merda che spacciano per cibo. Ma poi perché prendersela tanto? In fondo certi volumi rilegati sono nel loro non luogo ideale, perché cacca chiama cacca, direbbe mio nonno, e trovare Monnezzoli tra le penne scotte e il riso stile colla per manifesti è perfetto.

Basta con le polemiche, parlavamo di Bonanno e di Lolli, due autori che con le major non se la sono mai detta, quindi Stampa Alternativa pare proprio l’editore ideale. Il libro su Lolli si occupa di riascoltare l’album Disoccupate le strade dai sogni e presenta molte foto d’epoca di Enzo Eric Toccaceli. Un disco che viene definito un specie di posto delle fragole musicale non posso che amarlo, visto la passione che mi lega al cinema di Bergman e dato che pure io ho scritto – come tutti coloro che scrivono – il mio posto delle fragole con Calcio e acciaio. Non solo, il prefatore Gigi Marinoni cita la frase di Paul Nizan (Ho avuto vent’anni, non permetterò a nessuno di dire che questa è l’età più bella della vita), perché lui quando è uscito il disco aveva vent’anni – io diciassette –, pure se lo fa in negativo, e io ho scritto un intero romanzo partendo da quella frase (Miracolo a Piombino). Insomma, le analogie sono troppe per non appassionarmi alle parole di Lolli, cantante che tra l’altro ha rappresentato tutta la rabbia esistenziale della mia generazione, non usa a farsi selfie del cazzo e giocare ai videogame, ma a leggere, studiare, farsi il culo e correre. Unicuique suum, dicevano i latini. E allora se avete tra i cinquanta e i sessant’anni ve lo consiglio questo libro per fare un tuffo nel passato, per assaporare cento pagine di madeleines e inzuppare i vostri biscottini nell’infuso di tiglio della vecchia zia. Se siete giovani, invece, vi dico che potreste per un attimo lasciare da parte telefonino e bastoni da selfie e provare a vedere se la poesia di Claudio Lolli vi dice qualcosa, ché ora come ora provare costa niente, visto che si scarica tutto, dalla rava alla fava.

Bravo Bonanno che completa la sua collezione di opere sui cantautori, da Stefano Rosso a Battiato, passando per Gaber e Bertoli, miti di un passato che non può tornare. A quando un bel libro su Roberto Vecchioni? Magari che parli di Saldi di fine stagione e Improvviso paese… Mi candido come editore.

 

Gordiano Lupi


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