In tutta libertà
Gianfranco Cercone. “Il padre d'Italia” di Fabio Mollo
12 Marzo 2017
 

I film italiani, almeno quelli che non appartengono al genere predominante della commedia, hanno un tratto ricorrente, che definirei: il senso della crisi. Dico: “il senso” della crisi, prima ancora che la crisi stessa, perché si tratta in effetti anzitutto di un clima, di un'atmosfera in cui il racconto è immerso. Può capitare così di vedere edifici e paesaggi, magari anche belli, ma che emanano il silenzio, la gravità funerea, che possono aleggiare tra le macerie dopo una catastrofe (e ciò a partire dai film di Michelangelo Antonioni).

Sono certamente in crisi i due protagonisti di Il padre d'Italia, il secondo film di Fabio Mollo. Uno dei personaggi è un giovane, omosessuale, che si è separato dal suo amante dopo una lunga relazione; l'altro è una ragazza rimasta incinta di un uomo che non si sa bene chi sia.

Si conoscono casualmente in un locale di incontri gay, e da quel momento non si lasciano più. Ciò che li unisce non è, evidentemente, l'attrazione, l'amore, di una coppia tradizionale. Ma forse una specie di rispecchiamento. L'uomo, sensibile, decide di soccorrere, di assistere la donna – che rivela presto un carattere fortemente squilibrato, “impossibile” – perché riconosce in lei il suo stesso dolore, che è di una specie di particolare. Non sembra dovuto soltanto alla fine di un amore.

Entrambi i personaggi soffrono della loro diversità, come se, per essa, sentissero di non appartenere al mondo, di essere come orfani. (E orfano il ragazzo lo è stato fin da bambino, nel senso letterale del termine.) Il loro girovagare da Torino, a Roma, a Napoli, fino in Calabria, alla ricerca di una casa per la donna o del possibile padre del nascituro, è l'espressione di uno sradicamento profondo; e allo stesso tempo, dell'aspirazione a trovare un rifugio, una forma di ordine che sia una salvezza per le loro vite.

Per questo, probabilmente, l'uomo accetta di fare da padre al bambino; per ricreare, insieme alla donna, almeno il simulacro, l'apparenza, di una famiglia canonica.

Insomma: la crisi che è lo sfondo del film, una crisi che sembra inconsapevole delle proprie profonde ragioni, ma che pervade ogni cosa, trova nel racconto una soluzione, in fondo, delle più tradizionali, nonostante certe pretese di trasgressività dei due personaggi (e in particolare di lei, che, non a casa, indossa una giacca decorata con una icona della Madonna!).

Va detto che il rapporto tra i due personaggi è raccontato con sottigliezza, anche grazie ai due attori molto bravi che li interpretano, che sono Luca Marinelli e Isabella Ragonese.

 

Gianfranco Cercone

(Trascrizione della puntata di “Cinema e cinema”
trasmessa da Radio Radicale il 11 marzo 2017
»» QUI la scheda audio)


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