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Vetrina/ Enrico Crucianelli. Come una stanza dopo la festa notturna...
(Corriere.it)
(Corriere.it) 
31 Dicembre 2016
 

 

 

Come una stanza dopo la festa notturna,

le sedie mezzo rovesciate,

qualche bicchiere scordato in un angolo

e sigarette fumate a metà

[tra una musica e l’altra,

la città sta.

Le antiche mura decapitate piangono un’ombra diversa

[sulle Rimembranze,

i palazzi cinti d’assedio pesano

come malati sulle gambe malferme,

la piazza vuota di voci e senza sbocchi,

la chiesa obliqua senza preghiere.

Fra pochi giorni l’anno è compiuto.

San Ginesio è una bestiola presa nel laccio,

col cuore impaurito, il fiato sospeso.

Dondola a mezz’aria come un lanternino

sotto un arco di porta rimasto dov’era.

Una calma primitiva e senza tempo s’è presa gli usci

delle case che poche finestre hanno vestite a festa.

Uomini passeggiano lenti sui tetti squassati

invece dei gatti, pure loro spariti,

come i piccioni dalle cimase,

la gente dalle strade e dai bar,

le voci dalle stanze,

il tintinnio di piatti e stoviglie dalle tavole apparecchiate.

Fra poco le ombre si allungano

e pure gli uomini spariscono dai tetti.

Peccato mortale e illusione ridicola è il credersi eterni.

 

Enrico Crucianelli


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