Diario di bordo
Marco Lombardi. Alle banche si dà, senza chiedere pegno
23 Dicembre 2016
 

«So bene quanto oggi sia impopolare aiutare le banche, specialmente quando ciascuno di noi soffre anche a causa delle loro cattive decisioni. Ve lo prometto, ne terrò conto. E' mia intenzione responsabilizzare le banche per l'aiuto che ricevono, dimostrare chiaramente che i soldi dei contribuenti siano utilizzati per il bene dei contribuenti stessi. Stavolta i manager non utilizzeranno i soldi pubblici per pagarsi gli stipendi, comprarsi drappeggi da favola, sparire sul loro jet privato. Quei giorni sono finiti». Così Barak Obama chiese al Congresso uno degli interventi pubblici più ingenti di sempre a difesa delle banche americane, sull'orlo del crack anche per incapacità e malafede dei loro amministratori. Ne seguirono il licenziamento, in alcuni casi l'arresto dei manager ritenuti responsabili e di lì a poco fu varata una legge di regolazione del sistema finanziario. Fu dato insomma un segnale chiaro e univoco che le cose stavano cambiando ed è proprio questo che manca nel discorso di Padoan alle Camere, presentando l'indebitamento straordinario di venti miliardi in soccorso di Monte dei Paschi e consimili. Tanti riferimenti alla crisi dei mercati, alla congiuntura sfavorevole, neppure un accenno alle inchieste della magistratura sul cattivo operato dei manager bancari. Per questo, quando Gentiloni parla di un sistema del credito che esce rafforzato dall'aiuto pubblico, è molto difficile credergli.

 

Marco Lombardi


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