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Cor(ro)sivoTV/ Gordiano Lupi. Un tuttologo di nome Saviano 
(Tanto a Natale siam tutti pił buoni...)
21 Dicembre 2016
 

Stasera mi vedo per un istante Roberto Saviano e Massimo Gramellini in televisione, nel salotto buono di Fazio, nel salottino radical-chic della sinistra che conta. Un attimo solo, ché lo schifo è grande, la voglia di vomitare bile la fa da padrona, accendi la televisione e vedi sempre gli stessi personaggi pronti a santificare il niente. Persino la Cuccarini e la Parisi sono diventate due star, scrivono anche libri, come Loretta Goggi, dio ce ne scampi e liberi. A questo è ridotta la nostra letteratura. Che dico, letteratura? Le nostre botteghe che vendono carta rilegata, le nostre case editrici loffe e cadenti che tirano avanti a suon di Volo e Moccia, quando va bene, che pubblicano calciatori, nani, elfi e ballerine. Ma si parlava di Saviano, non divaghiamo, si parlava di uno che discetta sulla situazione politica di Roma, su Raggi sindaco in crisi - scusate ma sindaca non ce la faccio proprio a scriverlo, le mie elementari sono datate 1966! - e Cinque Stelle, assessori corrotti, complicità, ché lui è un esperto di camorra. Io di politica non capisco un tubo, quindi taccio, ma ascoltare i suoi luoghi comuni come fossero il verbo spezzato dall’unto del Signore mi fa un tantino senso. Tu pensa che pochi giorni fa dalle colonne dell’Espresso pontificava su Cuba dopo aver fatto un gran lavoro di documentazione a base di copia incolla da un sacco di articoli miei pubblicati in rete. Testa d’uovo Saviano fingeva di conoscere Heberto Padilla (per fortuna non l’ha chiamato Herberto come fanno in molti…) e di aver letto Fuera del juego (da me tradotto e prodotto, ché in Italia non se lo inculava nessuno). Si dava un tono citando Carlos Franqui e la disillusione rivoluzionaria, dava a vedere di conoscere un libro fuori catalogo, uscito per Baldini e Castoldi un po’ di tempo fa, che sono stato tra i pochi a recensire. È dura la vita del tuttologo, sapere un po’ di tutto e un po’ di niente, opinare su tutti i campi dello scibile, ché quando sei lo scrittore del momento - pure se hai scritto un cazzo e nel suo caso tre cazzate - da quel che dici dipendono le umane sorti e progressive. Ora, io son tutto men che tuttologo. Scrivo di cinema, ma solo italiano, se si sconfina in Francia già ne so poco, mi limito a una timida opinione, non mi spingo a far l’esperto. Ma questo è un mondo di esperti, tanto c’è il motore di ricerca, tanto c’è Google, mica è difficile. Io scrivo di cinema italiano e di Piombino, di Cuba, certo, lo faccio da vent’anni, ho tradotto persino la Sánchez e l’ho portata in Italia - un errore, chiaro, ma l’ho fatto io, non Saviano - e quel Cuba libre che vi consiglia di leggere è roba mia. Caro Gramellini, ho lavorato pure alla Stampa per sette lunghi anni, ci siamo persino conosciuti, quando la Sánchez è venuta in Italia ed è stata vostra ospite a Torino. Caro Gramellini, credo che tu lo sappia che Cuba libre per Rizzoli l’ho tradotto io e che se la blogtrotter ha avuto un pubblico italiano, il (de)merito è mio. Ora, invece, arriva Saviano, dopo i copiaincolla camorristico - messicani, e si mette a scopiazzare le mie traduzioni, i miei pezzi cubani, le mie considerazioni sulla cultura e sulla società cubana. Mi pare un po’ eccessivo, caro il mio testa pelata ripiena di boria, non vorrei che d’ora in avanti la scorta - pagata da noi contribuenti - ti servisse a ripararti dalla pioggia d’uova marce lanciate da piccoli scrittori incazzati. Noi poveretti siamo non violenti, niente a che vedere con la camorra - alla favola messa in giro dal tuo editore non crede più nessuno -, in fondo un uovo spiaccicato sulla zucca mica fa male, niente è meglio d’una chiara d’uovo per far ricrescere i capelli.

 

Gordiano Lupi


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