Dialogo Tf
Gianfranco Cordì. L’incontenibile stupidità altrui 
Speciale “Pensiero contemporaneo”/ 3. Intervista a Piergiorgio Odifreddi in occasione del “Tropea Festival Leggere&Scrivere”, Vibo Valentia, Palazzo Gagliardi, 6 ottobre 2016
14 Ottobre 2016
 

Incontro Piergiorgio Odifreddi in occasione del “Tropea Festival Leggere&Scrivere” la cui tappa odierna si tiene al Palazzo Gagliardi di Vibo Valentia. È il caso di parlare del suo ultimo libro Dizionario della stupidità (Rizzoli, 2016). In questo testo Odifreddi ripercorre, sotto forma di voci alfabetiche, tutta una serie di luoghi nei quali si esempla e si sviluppa la stupidità umana.

 

«Nessuno infatti domina completamente la stupidità, propria e altrui, e ciascuno ne ha solo una visione parziale, interna ed esterna: di quella ha dovuto accontentarsi l’autore, e dovrà accontentarsene anche il lettore» lei scrive a pagina 7 del suo libro. Perché la stupidità è incontenibile?

Perché la vita è come una corsa che si fa in bicicletta in salita. Essere sensati richiede costante attenzione. Gli stupidi siamo noi che spesso siamo stupidi e spesso ci capita di non esserlo. Il genio non è che sempre ha idee geniali: è quello che una volta ogni tanto ha idee fuori dal comune.

 

Lei ha scritto a pagina 7: «Ciò o colui che appare stupido a qualcuno può non apparire stupido a qualcun altro, e viceversa». Ma io le pongo il caso di una persona che appare stupida e quindi per quest’altra è stupida. Se questa prima persona parla dello stupido con una terza persona, quella terza persona avrà l’idea che lo stupido è uno stupido. Dunque lo stupido è stupido per due persone. Di questo passo, da impressione tramandata a impressione tramandata, non può essere che lo stupido sia tale in assoluto?

Certo c’è qualcuno che lo è in assoluto. Spesso gli stupidi sono quelli che pensano diverso da noi. Quella è la mia visione della stupidità. Credo che non ci sono criteri universali di giudizio. Siamo noi a seconda dei momenti.

 

Scrivere un Dizionario della stupidità vuole dire catalogare, voce per voce, tutte le caratteristiche della materia in questione. Dunque Lei ha scritto un’opera di sistematizzazione della stupidità. Ma non bastava Bouvard e Pucuchet?

Non bastava perché Bouvard e Pecuchet è un romanzo incompiuto. Inoltre esso è un’opera letteraria e in quel caso non si capisce se l’autore pensa davvero quello che dice. Un saggio di natura scientifica si mette più a nudo. In Bouvard e Pecuchet non si capisce bene perché i due protagonisti si interessano di tutte le aree del sapere.

Non si capisce perché tutte le scienze sono stupide.

 

«Ed è appunto la certezza che gli stupidi sono sempre gli altri, a permettere a ciascuno di noi di convivere con la propria stupidità», ha scritto sempre lei a pagina 72. Umberto Eco ha affermato che lo stupido è quello a cui tu dici: «prendi la forchetta» e lui si tocca il naso. Lei è d’accordo?

Io sono d’accordo con Eco perché lui è stato un grande fustigatore della stupidità. Il suo Pendolo di Foucault è molto ispirato a Bouvard e Pecuchet. Però Eco era un grande fustigatore della stupidità non nei suoi romanzi ma più specificamente nelle sue Bustine di Minerva. Mi ricordo quando parlava degli shampoo le cui etichette nessuno, ma proprio nessuno riesce mai a leggere. Eco in qualche misura è il Flaubert moderno. Mi illudo che questo Dizionario, se avesse potuto leggerlo, gli sarebbe molto piaciuto.

 

Lei scrive a pagina 19 che «La metafisica è la più elevata stupidaggine generica» e un po’ sotto che «La stupidaggine sta nel credere che la vita sia determinata da un oggetto metafisico, invece che sostenuta da un processo fisico». Dunque non esiste la metafisica; esiste solo la biologia. Ma questa biologia per essere una discipina scientifica ha bisogno di fondamenti. Se essi non sono di tipo metafisico, di che tipo sono?

Questa è l’impressione dei filosofi. I fondamenti della biologia, però, si trovano nella stessa disciplina. Betrand Russell che era un matematico ha studiato, per esempio, i fondamenti della matematica nella matematica stessa. La metafisica è stupida proprio perché studia ciò che non c’è. Nella fisica uno fa un esperimento e poi fa un altro esperimento. Naturalmente non può fare tutti gli esprimenti. Ma se i risultati degli esperimenti che conduce sono sempre gli stessi alla fine si può generalizzare. La teoria delle probabilità è un problema nostro non del mondo.

 

Ennio Flaiano diceva in generale: «La stupidità degli altri mi affascina, ma preferisco la mia» come riporta lei a pagina 27. Com’è composta e in che cosa consiste la sua stupidità, professor Odifreddi?

Io non faccio matematica a tempo pieno: ecco una delle mie stupidità. Ciascuno ha la sua fetta di stupidità e noi dobbiamo sempre cercare di limitare la nostra propria stupidità.

 

Il salmone, del quale parla anche Umberto Eco, è definito da lei come il pesce che nuota «contro il fiume in piena della stupidità» a pagina 67. Perché?

Il salmone è una metafora che rappresenta coloro che lottano contro la stupidità. Se uno vuole andare contro la stupidità deve andare contro corrente.

 

«Il detective è… uno specialista di logica e psicologia, che rompe gli enigmi battendo il martello della ragione sull’incudine dell’intuizione» lei scrive a pagina 73. Il filosofo è un po’ il detective. Lei è d’accordo?

Il filosofo è un detective raffazzonato: non troverebbe infatti mai i colpevoli! Spinoza nella sua Ethica, che è dimostrata geometricamente, in realtà costruisce un gran bel pasticcio. Derrida e Heidegger di rigore ne hanno ben poco! La filosofia più che con le indagini del detective ha a che fare con il malato che si sdraia sul lettino dello psicoanalista.

 

Gianfranco Cordì


TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - R.O.C. N. 7205 I. 5510 - ISSN 1124-1276