Incontro con Prodi. Bioetica, fine vita e droghe: uscire dall'immobilismo
06 Dicembre 2006
 
Nell'incontro è stata proposta (Luigi Cancrini, Pdci) l'istituzione di una commissione d'inchiesta -forse bicamerale?!- su stupefacenti e dipendenze. Io ho fatto notare che non potrà che essere una commissione funzionale a se stessa, alla sua istituzione, alla nomina -da parte dei partiti- dei componenti, dei presidenti, dei segretari, dei funzionari. Una commissione che, con tutto quello che costerà, se mai arriverà a termine, non sarà funzionale all'avvio di interventi legislativi. Se l'obbiettivo non è solo parlarsi addosso ma rivedere la legge, occorre invece mettere in calendario le proposte di legge, fare audizioni -se necessario- degli organismi che a livello nazionale e internazionale già esistono e monitorano l'argomento, discutere e votare nel merito delle modifiche. L'urgenza di cambiare l'attuale approccio, provando politiche nuove e diverse da quelle fallimentari fin qui adottate, non ci consente di continuare solo a parlarci.
Il metodo che oggi si segue per legiferare è di non toccare certe sensibilità, trovare accordi tra visioni opposte, concordare prima di entrare nel merito di argomenti specifici. Metodo che nei fatti blocca qualunque azione, nonché le possibili convergenze con parlamentari dell'opposizione con cui ci potrebbe essere accordo nei contenuti.
Un metodo che ha i suoi riscontri, oltre che sulle droghe, anche nella sanità, lasciando che i pazienti di malattie -purtroppo in crescita- come sterilità e infertilità, vadano all'estero. Occorre invece, proprio sui temi "sensibili" di bioetica, fine vita e stupefacenti, affrontare i singoli aspetti di leggi oggi dannose per la salute dei cittadini, e forse emergerebbe una soluzione legislativa fuori dagli steccati ideologici e di partito, cioè non dovremo più sacrificare la salute e i diritti dei cittadini agli equilibri di Governo e opposizione.
Per mio conto l'auspicio è che i temi cosiddetti sensibili siano trattati da ognuno con la consapevolezza che la coscienza non è una prerogativa dei cattolici, ma anche di chi cattolico non è.
 
Donatella Poretti

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