In tutta libertà
Gianfranco Cercone. “Il fascino dell'impossibile” di Silvano Agosti: un documentario su un sogno
19 Agosto 2016
 

Si ritiene abitualmente che un documentario debba avere per oggetto la realtà così com'è.

Si può ipotizzare invece un documentario – un documentario, non un film di finzione – che abbia invece per oggetto non la realtà effettiva, con i suoi limiti e le sue bassezze, ma una realtà che corrisponda alle nostre speranze, o almeno alle speranze di chi realizza quel documentario?

Forse soltanto in un caso: se l'autore trova nella realtà un frammento in cui gli paia che i suoi sogni si rispecchino.

È questo il caso, io credo, che è capitato a Silvano Agosti, quando ha deciso di realizzare il documentario: Il fascino dell'impossibile.

Il frammento, il fenomeno, che egli prende in esame, è una casa di cura per disabili, chiamata “L'Oasi”, che sorge in Sicilia, precisamente a Troina.

Ora, cosa rende questo luogo tanto speciale, almeno agli occhi di Agosti, tanto che lo descrive attraverso le sue immagini, con il senso di incantamento di chi vede realizzarsi un sogno?

Il fatto che i pazienti “disabili”, con problemi psichici – un tempo, ma forse anche oggi; in Sicilia, ma forse anche altrove – nascosti come vergogne dalle loro famiglie, siano trattati, curati, con competenza ed affetto; che intorno a loro, per loro, sia stata creata una specie di città, composta di teatri, giardini, piscine, palestre, a cui oggi, chi ne ha bisogno, può accedere gratuitamente, perché è convenzionata con il Servizio Sanitario Nazionale; che la bellezza dei corridoi, dei saloni, non sia quella impersonale delle cliniche anche di lusso, ma che abbia l'originalità, il senso creativo che si conviene a un ambiente fatto a misura di individui.

Il rapimento, ma anche la profonda convinzione, con cui Agosti descrive l'ambiente, determina anche il limite del suo film, che è quello della “propaganda”, dell'eccesso di positività delle cose mostrate, che vanno dalla dedizione dei volontari che hanno creato l'Oasi nel corso di quasi cinquant'anni, alla felicità dei bambini disabili che in quell'ambiente si sentono rifiorire.

Ma questo vago senso di astrattezza, di irrealtà, è bilanciato da un personaggio vero, concreto e straordinario. Si tratta di Luigi Ferlauto, un prete, oggi ultranoventenne, autore di un'autobiografia dal titolo provocatorio: “Sono un prete che crede in Dio”, che il fondatore, il presidente e insomma l'anima dell'Oasi di Troina.

Il suo aspetto fa pensare a certe piante secolari che hanno visto trascorrere tutto il bene e tutto il male del mondo e che dunque il mondo possono descriverlo nella sua nuda verità, senza attenuazioni ipocrite, ma anche spassionatamente. Le poche parole che don Ferlauto pronuncia nel film sono autentiche perle di saggezza. Si avrebbe voglia di ascoltarlo più a lungo.

Spiega fra l'altro che l'Oasi di Troina nasce dall'ideale di un mondo dove il forte e il debole, chi ha salute e chi ne ha meno, collaborino tra loro. Un mondo insomma che non sia più basato sulla sopraffazione e la violenza, ma un mondo d'amore.

Il fascino dell'impossibile è un film del tutto indipendente, nato dunque al di fuori del sistema industriale della produzione e della distribuzione. A Roma è proiettato al cinema che dirige Silvano Agosti, l'Azzurro Scipioni. Mi auguro che abbia la maggiore diffusione che merita.

 

Gianfranco Cercone

(Trascrizione della puntata di “Cinema e cinema”
trasmessa da Radio Radicale il 13 agosto 2016
»» QUI la scheda audio)


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