Diario di bordo
Clara Comelli. Unioni civili, bicchiere pieno solo con le nozze egualitarie
16 Agosto 2016
 

Il bicchiere è mezzo vuoto o mezzo pieno? Il bicchiere sarà pieno quando anche in Italia avremo una legge per il matrimonio egualitario, ovvero il matrimonio verrà esteso anche alle coppie formate da persone dello stesso sesso. Fino ad allora e per come stanno le cose oggi, il bicchiere è quello delle unioni civili voluto e normato dalla Legge 20 maggio 2016, n. 76 anche detta Legge Cirinnà. Lo si vede (ma attenzione è una percezione soggettiva) mezzo pieno se a registrare tale unione è magari il sindaco in persona, che per l’occasione ti allestisce la sala matrimoni o fa il rullo di tamburi o la stampa scrive al riguardo “evviva le prime nozze gay”. Lo si vede mezzo vuoto (e sempre di percezione soggettiva si tratta) se per registrare l’unione ti negano la sala matrimoni e ti indirizzano in quella adibita a registrare i divorzi e ti dicono che lo puoi fare dal lunedì al venerdì, che di sabato non se ne parla. Per la verità la legge sulle unioni civili ha sanato parzialmente una situazione, quella italiana, ormai insostenibile sul piano della parità di diritti tra coppie gay e coppie etero.

Sarà brutto da dire ma sostanzialmente ha riconosciuto tutte quelle situazioni che, per usare un eufemismo, quando le cose non vanno bene in una coppia (malattie, morte, prigione o separazione) interviene lo Stato dando dei diritti e riconoscendo quindi quello che è stato inizialmente un progetto di vita. Da nessuna parte nella Legge Cirinnà è scritto che le unioni civili per essere celebrate (o meglio registrate, perchè trattasi di atto amministrativo) devono avere messa a disposizione la sala matrimoni o i giorni e gli orari per tale secondo tipo di celebrazione. Mi pare quindi importante cogliere l’aspetto positivo della situazione triestina (e di sicuro di altri Comuni a guida centrodestra) ovvero che l’unione civile è stata registrata. Non poteva essere diversamente direte voi. Infatti. Nonostante la propaganda elettorale, i proclami in odore di omofobia o le strenue difese della famiglia tradizionale, il Comune di Trieste altro non poteva fare che riconoscere Davide e Claudio come uniti civilmente (a proposito: felicitazioni e auguri dall’Associazione tutta). La Legge Cirinnà infatti non prevede alcun tipo di obiezione di coscienza. Per fare si che la Legge sia totalmente e pienamente applicabile si devono ancora attendere i relativi decreti attuativi, ma nessuno e sottolineo nessuno, può fin dal 5 giugno scorso (data di entrata in vigore del provvedimento) rifiutarsi di registrare le unioni civili.

Al riguardo segnalo un documento redatto dalla scrivente Associazione. Detto ciò mi viene spontaneo pensare che un’amministrazione con una guida di centrodestra possa, ideologicamente e nei fatti, negare una sala matrimoni a due uomini o due donne che si uniscono civilmente ma quello che è certo è che, malgrado loro, dal 5 giugno questo Paese è cambiato. E anche nei registri del Comune di Trieste le famiglie dei vari Davide e Claudio compaiono civilmente e civilmente vengono tutelate. Questa è la vera vittoria. Anzi no. La vera vittoria sarà il matrimonio egualitario. A quel punto avere la sala matrimoni sarà un gioco da ragazzi.

 

Clara Comelli (foto)

Associazione radicale Certi Diritti

(da Il Piccolo, 14 agosto 2016)


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