Oblò africano
Francesco Cecchini. Ricordare Ken Saro-Wiwa
Una veglia per Ken a Londra nel 2012 (Foto di Martin LeSanto-Smith)
Una veglia per Ken a Londra nel 2012 (Foto di Martin LeSanto-Smith) 
18 Giugno 2016
 

La Nigeria sono linee di frontiera tracciate dal colonialismo inglese che contengono etnie, religioni, idiomi e culture molto differenti tra loro. Le etnie sono 250, tre le dominanti: gli Ibo a est, gli Yorubà a ovest e gli Hausa a nord.

Per questo Ken Saro-Wiwa, un nigeriano Ogoni, che partecipò alla guerra del Biafra, parlò di necessità di una reale autonomia politica, economica e sociale per il proprio popolo, gli Ogoni. Un’indicazione che, se si guarda a quello che è accaduto ed accade in Nigeria, ha, ancora oggi, un valore di attualità.

Alle undici e trenta di mattina del 10 novembre 1995, Ken Saro-Wiwa fu impiccato, dopo lunghi giorni di detenzione e di torture psicologiche e fisiche, in una caserma di Port Harcourt. Per l’impiccagione fu trasportato alla prigione di questa città. I boia, arrivati un paio di giorni prima da Sokoto, nel nord, dovettero appenderlo alla forca 5 volte prima di rubargli la vita. Con lui furono impiccati 8 suoi compagni.

Quella di Ken, uomo coraggioso scrittore e militante ambientalista, innocente, fu un assasinio di cui furono responsabili, il presidente generale Babangida e il colosso petrolifero Royal Dutch Shell, padrone assieme ad altre imprese, come Chevron ed Eni/Agip, del Delta del Niger.

Si dice che l’impiccagione fu filmata per il piacere di Babangida, ma non vi sono tracce del filmato... Il link con un video dove Ken appare nel tribunal di Port Harcourt e pronuncia la sua difesa è il seguente (Ken parla in oboni, ma vi sono sottotitoli in inglese):

 

 

«Accuso Shell di razzismo perché quello che fa in Nigeria, e nella terra Ogoni, non lo farebbe in altre parti del mondo». L‘accusa che Ken Saro-Wiwa, fece davanti ai giudici che lo condannarono all’impiccagione, è ancora valida.

Kenule “Ken” Beeson Saro-Wiwa fu un insegnante, un giornalista, un commerciante, un poeta, uno scrittore, anche di favole per bambini, ma il cuore del suo pensiero e della sua azione furono la difesa del popolo Ogoni e la lotta contro la distruzione della propria terra, Ogoniland, contro la Shell. Due suoi lavori: Genocide in Nigeria. The tragedy of Ogoni people del 1992 e A month and a day. A detention diary del 1994 raccontano la drammatica situazione del Niger Delta ed il proprio impegno di militante ambientalista.

Vent’anni dopo, in quella regione le cose, non sono cambiate. I sversamenti di petrolio, la devastazione ambientale, la violenza e povertà sono immutate. Un rapporto di Amnesty International dell’ottobre 2015 documenta la situazione:

CLEAN IT UP. Shell’s false claims about oil spill response in the Niger Delta.

L’importante relazione si trova in rete. Fa riferimento ad un rapporto dell’ONU (UNEP) del 2006 e racconta anche di Ken Saro-Wiwa.

In una lettera, prima di venire al suo amico, lo scrittore Willam Boyd, Ken scrisse:

«Il mio morale è alto. Non vi è dubbio che col tempo la mie idee vinceranno, ma dovrò sopportare il dolore di questo momento… la cosa più importante per me è che ho utilizzato il mio talento di scrittore per permettere al popolo Ogoni di opporsi ai loro carnefici. Non sono stato capace di farlo come uomo d’affari o come politico. I miei scritti lo fecero. E questo mi rende felice. Sono mentalmente preparato per il peggio, ma spero per il meglio. Penso che ho moralmente vinto».

Il tuo ricordo vive e stai vincendo, vincerai, Ken!

 

Francesco Cecchini

(da Pressenza, 8 novembre 2015)

 

 

Francesco Cecchini. Roma 1946. Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua. Nel 1978 abbandona la militanza e decide di lavorare e vivere all'estero, prima nella cantieristica, poi nella gestione di progetti, nella contrattualistica e nella ricerche di mercato di infrastrutture. Redige ricerche di mercato in Algeria, India, Nigeria, Argentina, Polonia e Marocco. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo (Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi) è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati rispettivamente a Bombay, Algeri e Lagos. L'oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Traduce dalle lingue che conosce, spagnolo, portoghese, francese ed inglese, più che altro come esercizio di scrittura. Collabora con le agenzie di notizie Pressenza, Tesfa News e con i siti La Storia, Le Storie e con la Casa del Popolo di Torre di Pordenone. Vive ora nel Nord Est.


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