Lisistrata
Lidia Menapace. Quasi ho paura
08 Maggio 2016
 

Vedo i cambiamenti climatici con assoluta evidenza: qui a Bolzano di notte si addensano temporali in montagna e la mattina tutti i ghiaioni o morene sono bianchi di neve fresca, che durante il giorno si scioglie e viene a valle ingrossando il fiume e tenendo l'aria più fresca del solito. Un clima così imbeve il terreno e lo rende pericolosamente franoso. I fiori sembrano non cogliere il mutamento e sul mio balcone le rose sono appena sbocciate e bruciano di freddo la notte.

Ho quasi paura di questo sregolarsi del clima: per due motivi, il primo è che se il limite fisico viene varcato, la natura basta che si dia una scrollata e ci fa fuori tutte e tutti con la nostra vantata “civiltà tecnologica”. Il secondo è che crescono come funghi giovani economisti che incominciano a lanciare la transizione ecologica, e si dimenticano di dire da che a che; sembra che il capitalismo non ci sia più e che approderanno (dico: i maschi, perché parlano solo loro e solo di sé, massimamente se sono gesuiti) al paradiso in terra. La parola donna è caduta in disuso e come la misericordia giubilare non ha detto nulla alle donne, così la transizione ecologica, pur riguardando anche e molto, l'alimentazione che alle donne per solito vien riconosciuta come lavoro “naturale”, invece ci bypassa. I patriarchi gentili sono quasi peggio di quelli ignoranti e violenti, camminano con andare felpato accanto a noi e fanno finta di non accorgersi nemmeno che esistiamo.

Che rabbia! che paura! perché l'unica regola delle lingue è che l'uso fa legge e se adesso scordiamo il linguaggio sessuato, non sarà più possibile rimetterlo in vigore, una volta che l'uso lo avrà delegittimato. Eppure il linguaggio inclusivo non costa niente più che un po' di attenzione. Ma comporta una distribuzione del potere, ecco dove anche chi sa fare bene i conti toppa clamorosamente. Amen! lidia. Amen? non è un po' troppo presto per lasciarglielo dire?

 

Lidia Menapace


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