Lo scaffale di Tellus
Annagloria Del Piano. I pomeriggi in Biblioteca/ Mrs Dalloway di Virginia Woolf 
Il sorprendente incanto di certi momenti della vita
19 Aprile 2016
 

Quanto mi è piaciuto immergermi nella lettura di Mrs Dalloway, opera celeberrima di Virginia Woolf! Era forse giunto il momento giusto per me, che ci avevo provato altre volte, in età più giovanile, senza però riuscire a superare lo scoglio di quest’esperta scrittura che oggi mi appare funambolica e trascinante, e allora solamente… troppo strana. Chissà. Magari, come dice uno dei protagonisti di questo romanzo tanto denso di livelli e di significati, Peter Walsh, i giovani non sentono neppure la metà, non ancora, rispetto a quanto avvertono gli adulti; possono captare una gamma inferiore di sensazioni, avendo vissuto meno di loro, delle persone mature… che vedono aumentare la propria sensibilità col passare degli anni, ed è cosa di cui rallegrarsi perché in tal modo si accresce l’esperienza.

La storia è, probabilmente, nota ai più: è una giornata di festa per Mrs Dalloway. Ha deciso di organizzare una delle sue soirée, nella sua bella casa londinese, col marito Richard e la figlia Elisabeth, entrambi un po’ refrattari a queste sue manie. Ospiterà le solite persone, come vuole la consuetudine delle convenzioni borghesi, a cui quasi inesorabilmente si è piegata… Dunque dottori, notabili e addirittura il Primo Ministro. E così, in una mattinata limpida di giugno (di quelle che paiono create per farne dono ai bimbi su una spiaggia) Clarissa Dalloway si appresta alla scelta dei fiori che adorneranno il suo appartamento e chissà perché, complice la giornata incantevole e il ricordo dei fiori stessi, di quando li guardava immota e l’amico Peter le aveva detto scherzoso “Stiamo a meditare sugli ortaggi?”, chissà perché ha l’improvvisa epifania che, nonostante tanta bellezza, stia per accadere qualcosa di tremendo.

E da questo incipit, da questo momento, per la signora Dalloway la giornata trascorrerà tra continui andirivieni di memorie, di riflessioni, di ripensamenti, sulla sua vita, su com’era in passato, su come sarebbe potuta svolgersi se le sue scelte fossero state altre. Un tema che non può non catturare il lettore, pur nel suo sfruttato utilizzo in letteratura. Sempre attuale, sempre indagato.

Mrs Dalloway è una donna che ha appena compiuto cinquantun anni: è decisa e precisa, acuta come un dardo. Di recente è stata malata, dunque sì, è invecchiata, ma no, non è ancora vecchia! Questi sono i suoi pensieri, e quella mattina si accompagnano a strane sensazioni; pensa alla morte, a cosa succederà dopo di lei, sa che un giorno cesserà di essere e che tutto andrà avanti senza di lei, ma che in qualche modo, per le strade di Londra, nel flusso e riflusso delle cose, qua, là, lei sopravviverebbe (…), facendo parte degli alberi intorno, di quella casa, parte di persone mai viste né conosciute, a diffondersi come un vapore, in lungo e in largo, la sua vita, lei stessa.

Clarissa aveva la perpetua sensazione di sentirsi sola e lontana, né mai l’abbandonava lo sgomento, all’idea di quanto fosse pericoloso vivere, anche un giorno soltanto. Non si sente una donna in gamba, e neppure fuori dal comune; sa di non avere una particolare cultura, e di non conoscere le lingue e neanche la storia…; quasi mai leggeva un libro. Eppure, eppure… tutto la incanta, in quel momento di quella mattina: sente di amare la vita, pur nelle contraddizioni che quel giorno, più di altri, vogliono a tutti i costi affacciarsi alla sua mente. Che sciocchi che siamo, pensò. Lo sa il cielo soltanto difatti perché la si ami sì tanto, ciascuno a suo modo, la vita, inventandosela magari, costruendola ciascuno attorno a sé, disfacendola e creandola daccapo ogni momento. Eppure le rodeva che dentro di lei si agitasse quel mostro brutale, irrequieto! (…) sentire uno scalpito di zoccoli nei recessi di quella frondosa foresta che è l’animo.

Eh già, perché quella mattina non fa che pensare ai tempi della giovinezza, a prima che si sposasse con Richard, a Peter Walsh, in definitiva. Di cui sa che sta per tornare in Inghilterra, e chissà cosa penserà quando la rivedrà, se la troverà cambiata… Insomma, non la abbandona quella sensazione di essere invisibile, né vista né conosciuta; poiché ormai non doveva più sposarsi, né più aver figli, ormai, ma solo procedere con grazia, alquanto solenne, assieme agli altri su per Bond Street, poiché lei era la signora Dalloway; neppure più Clarissa; bensì la moglie di Richard Dalloway.

E così si alternano in lei continuamente due pensieri: il ricordo di Peter, e cosa direbbe lui in questo e quel frangente… e il sapersi coniugata da tanti e tanti anni, ormai. Oh, rivivere daccapo la propria vita! Ma anche concludere con la convinzione di quanto fosse stata davvero avveduta, a non sposare Peter. Ma sarà l’incontro inaspettato proprio con lui, rientrato a Londra senza preavviso, e per di più per sistemare certe beghe legali che lo lascino poi libero di chiedere in moglie una giovane donna, sposata, conosciuta in India, a far di nuovo vacillare le certezze della signora Dalloway, a portarla addirittura ad attirarlo a sé e a baciarlo sul volto, sentendosi straordinariamente a proprio agio con lui, allegra in cuore tutt’ad un tratto. Trovandosi a pensare: Se lo avessi sposato, questa gaiezza sarebbe stata mia dal mattino alla sera! E, impulsivamente, a invocare dentro di sé: Portami con te.

Peter e Clarissa, in fondo sono due anime gemelle. Una, Clarissa, per così dire rientrata nei ranghi. L’altra ancora svolazzante, da quel folletto par suo. Con quello spirito giovane, un po’ strambo, forse svitato. La sua propensione a sciogliersi in lacrime, la sua emotività, fa il paio con quella più nascosta di Clarissa, anche lei capace di grandi commozioni, di calarsi subito nei panni degli altri quando è messa di fronte al loro dolore, ora in angoscia ora in euforia, tanto è vibratile, secondo Peter, che ne è da sempre innamorato. Peter, un gentiluomo, un emotivo. Un uomo cui la vita appare, come a Clarissa, qualcosa di simile a un giardino misterioso e incantato, sorprendente l’incanto di certi momenti, momenti in cui le cose si connettono tra loro.

È commovente la tensione che Virginia Woolf fa trapelare dai dialoghi, dalle quotidiane, piccole e grandi vicende di cui tesse questa memorabile giornata londinese. I personaggi non sono solo Mrs Dalloway e Peter Walsh. Di fondamentale importanza per l’impianto del romanzo, sono il giovane Septimus, reduce di guerra, sconvolto e abbattuto da quelli che oggi definiremmo sintomi gravi di shock post-traumatico, che gli fanno avere allucinazioni dolorose, e sua moglie Lucrezia. Giovani, appunto, eppure travolti da un destino di tragedia, che sfiorerà sul finale anche Clarissa Dalloway.

Ad essere protagoniste sono le emozioni, i bilanci sulla propria vita, la forte consapevolezza che essa sia una, e da vivere al meglio. Come non sentirsi partecipi di queste tematiche?

Con una scrittura originalissima, che è la cifra della Woolf, col suo avvicendarsi di punti di vista e di attenzione per questo o quel personaggio, in un intrico di incontri e di vite che si incrociano, la giornata di Mrs Dalloway arriva a compimento, con la festa finalmente in scena presso la sua abitazione. È un finale inaspettato per lei, dove suo malgrado si intrufola un evento spiacevole, che Mrs Dalloway legge però in un modo tutto suo, tanto da considerarlo sotto una luce quasi profetica, di sfida - vinta - contro la morte e l’invecchiamento.

Ed è questo suo essere davvero ancora e sempre vitale, vibratile, come afferma il suo amico Peter, a fare di Mrs Dalloway la donna di cui ci si ricorda, entrando in una stanza e vedendola, anche se non dice niente di che. La donna che a lui sa mettere in corpo un’estasi, una smania straordinaria.

Solo perché lei è lì, accanto…

 

Annagloria Del Piano

 

 

 

Ringrazio davvero il professore Alessandro Materietti, conduttore del Circolo dei Lettori presso la Biblioteca comunale di Sondrio, che ha proposto per l’incontro del mese di marzo Mrs Dalloway, rendendone un’appassionata lettura, ricca di riferimenti letterari e filosofici.

Prossimo incontro del Circolo: giovedì 21 aprile, alle ore 16:30. Il libro proposto è: Anatomia di una scomparsa di Hisham Matar.


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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - R.O.C. N. 7205 I. 5510 - ISSN 1124-1276